Guerra fra ex amici per il delitto di Tolè

Omicidio di Consolato Ingenuo. In Corte d’Assise inizia. il processo ai due stranieri,. che si scambiano le accuse

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Uno contro l’altro. Da un lato Mihai Nutu Apopei, romeno di 50 anni, dall’altro Ivan Rudic, serbo 34enne. Con il primo che tira in ballo il secondo: "Lo ha massacrato davanti ai miei occhi e io sono intervenuto...". La resa dei conti inizierà questa mattina in Assise chiamata a chiarire dinamica e responsabilità del brutale omicidio di Consolato Ingenuo, 42 anni, trovato in un dirupo tra Tolè e Cereglio a Vergato tra il 29 e 30 luglio del 2019. I due imputati devono difendersi dalle accuse di omicidio pluriaggravato e occultamento di cadavere, con Rudic che alla preliminare si è visto rigettare dal gup Roberto Dioguardi la richiesta di abbreviato condizionato da una serie di comparazioni telefoniche. Cinque saranno le parti civili costituite attraverso gli avvocati Francesco Antonio Maisano e Alberto Bernardi: la mamma della vittima, i tre fratelli e la sua giovane figlioletta. "Abbiamo massima fiducia nella giustizia – così l’avvocato Maisano – e attendiamo il vaglio del dibattimento".

La notte della morte di Consolato Ingenuo, originario di Vibo Valentia ma da anni residente nella frazione Amore di Vergato, i tre erano stati visti insieme in un bar di Tolè. Frangente per il quale potrebbe essere molto importante la testimonianza della fidanzata della vittima, che verrà sentita con altre 25 persone nel corso dei lavori davanti alla Corte e al pm Bruno Fedeli. Poi, la mattina dopo, l’auto di Rudic – attualmente alla Dozza, mentre l’altro imputato è a piede libero –, con cui si sarebbero allontanati, era stata ritrovata con una gomma bucata al lato della strada, dopo avere travolto alcune fioriere sulla strada che da Cereglio porta a Tolè. L’incidente sarebbe avvenuto, dalle ricostruzioni dei carabinieri, dopo l’abbandono del corpo del 42enne nel dirupo accanto alla Provinciale 26, a circa 600 metri dal punto in cui era stata lasciata la macchina. Apopei si era dichiarato subito innocente, giustificando il sangue trovato sui suoi abiti con un proprio intervento in una fase iniziale della rissa tra i tre, in cui si sarebbe schierato a favore di Consolato e avrebbe cercato di difenderlo da Rudic. A distanza di poche ore però i carabinieri arrivarono a loro, entrambi accompagnati in carcere in stato di fermo. Fermo, quello di Apopei, che non venne però convalidato dal gip e così il romeno tornò subito in libertà.

Nicola Bianchi

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