Guerriglia alla Dozza Sono decine gli indagati

Per gli episodi del 9 e 10 marzo quando il carcere venne messo a ferro e fuoco. Vari i reati: incendio, devastazione, resistenza. Nei guai anche Davide Santagata.

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di Nicola Bianchi

Materassi incendiati, stanze distrutte, porte forzate e interi corridoi allagati. E poi due mezzi delle forze dell’ordine devastati, lavandini e sanitari divelti, ascensori messi fuori uso. Un milione e mezzo di euro i danni. Una vera e propria guerriglia, quella che scoppiò alla Dozza tra il 9 e 10 marzo, in piena emergenza Covid, sulla quale oggi c’è un fascicolo aperto in Procura che vede alcune decine di nomi iscritti tra gli indagati. Incendio, danneggiamento, imbrattamento, devastazione, resistenza, interruzione di pubblico servizio alcune delle contestazioni a vario titolo; e altre più gravi potrebbero arrivare anche perché detenuti e agenti della Penitenziaria rimasero bloccati all’interno del padiglione che ospita la sezione giudiziaria. Quello dove per due giorni regnò il caos.

Ferro e fuoco. Ogni dettaglio di quei drammatici momenti è stato messo nero su bianco in una relazione di una dozzina di pagina della Polizia Penitenziaria, con il lungo elenco dei nomi dei rivoltosi, la grande maggioranza immediatamente trasferita in altri istituti della Toscana, Triveneto e Piemonte. La miccia si accese nel secondo piano, quello dei detenuti in attesa di condanna o con pene inferiori ai cinque anni. Dalle 10 di lunedì mattina al pomeriggio di martedì 10 marzo, per 29 ore è stata guerriglia pressoché ininterrotta e culminata con i detenuti asserragliati sul tetto. Quattrocento le persone coinvolte, ma solo una minoranza (60-70) ricoprirono un ruolo attivo, gli altri rimasero chiusi nelle loro celle o fecero di tutto per aiutare le forze dell’ordine a riportare la situazione alla normalità. Un magrebino di 29 anni venne trovato morto per una probabile overdose da psicofarmaci rubati in uno degli ambulatori saccheggiati, con la Procura che aveva aperto immediatamente un fascicolo per omicidio colposo contro ignoti. Un secondo carcerato venne salvato in tempo dai sanitari.

Sorveglianza. Erano giorni di grande sovraffollamento per la Casa Rocco D’Amato, che il 29 febbraio contava la bellezza di 891 detenuti a fronte di una capienza massima prevista di 490 e accettabile di 754 (al 30 giugno erano 674). I facinorosi – alcuni dei quali girarono video con un telefonino poi subito postati su Youtube – distrussero tutti gli spazi comuni, assaltando anche gli ambulatori che trovarono sulla loro strada. Nell’elenco dei nominativi del documento della Penitenziaria, agli atti dell’inchiesta, c’è anche quello di Davide Santagata, ‘pilastrino’ fratello dei ben più noti alle cronache William e Peter, citato per un episodio marginale e rigettato dallo stesso che ha sempre affermato di non essere mai uscito dalla sua cella durante la guerriglia. Per lui è scattata, quale provvedimento penitenziario, l’esclusione dalle attività carcerarie per 10 giorni, con il reclamo, presentato dall’avvocato Paola Benfenati e discusso ieri in Sorveglianza – assieme ad altri colleghi in rappresentanza di 7-8 detenuti coinvolti a marzo – con il magistrato Anna Rita Coltellacci che si è riservato.

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