I poliziotti esclusi dividono il Pride Critiche anche dal mondo Lgbt

Bufera social sugli organizzatori e la presa di posizione anti-forze dell’ordine. Opposizioni all’attacco. Ma parte il confronto con ’Polis Aperta’ che parteciperà ai tavoli lanciati dalla vicesindaca Clancy

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di Rosalba Carbutti

Nella città più Lgbt d’Italia, come l’hanno definita gli organizzatori del Pride, il caso ’Polis Aperta’ fa discutere. E il divieto di manifestare a poliziotti e poliziotte Lgbt, ’rei’ di voler sfilare al corteo di domani con striscione e magliette simil-divisa, ha fatto infuriare non solo le opposizioni, ma anche un pezzo del mondo gay, lesbo e trans. Sui social si va da chi ringrazia la rete di associazioni, collettivi e attivisti di ’Rivolta Pride’ per aver tenuto il punto ("la nostra è una critica aperta alle forze dell’ordine come istituzione e come luogo della violenza sessista") a reprimende alla scelta definita "discriminante" e "razzista", con vari appelli a ripensarci. Il risultato, alla fine, è che la rete degli organizzatori della parata gay resta fedele alla linea ("con la polizia abbiamo un problema") ma apre al dialogo. Polis Aperta, invece, rinuncia a sfilare con lo striscione (per evitare polemiche), ma conferma che domani sarà in corteo con la maglietta dell’associazione.

Nel mondo Lgbt, intanto, si fa sentire anche Fabrizio Marrazzo, portavoce del partito Gay Lgbt+, solidale, ambientalista , liberale, che bolla come "sbagliata" la decisione di Rivolta Pride: "Una scelta discriminatoria e contro i valori d’inclusione della parata".

Risultato? Forse si aprirà un dialogo nelle prossime settimane o mesi. La prima occasione saranno gli incontri per il patto di collaborazione con 32 associazioni Lgbt lanciato dalla vicesindaca Emily Clancy, a cui parteciperà anche Polis Aperta. Un patto che precede la bufera (era già stato attivato) e che proseguirà anche dopo il Pride. Insomma, un percorso avviato che, forse proseguirà il dibattito aperto in questi giorni. Di certo c’è che Polis Aperta ha ottenuto solidarietà da destra, ma anche da associazioni Lgbt. Per Marco Lisei, capogruppo FdI in Regione, "l’amore è sempre una cosa meravigliosa, nessuno va mai discriminato, né per il proprio orientamento sessuale, né per il proprio lavoro, né per qualsiasi altra ragione. Queste sfilate piene di offese e volgarità, si stanno dimostrando per quello che sono, ma soprattutto che chi le organizza è il primo a discriminare chiunque non la pensi come loro, per di più un’ostilità alla divisa che non è accettabile". Sulla stessa linea anche la Lega con il parlamentare Gianni Tonelli e il consigliere Matteo Di Benedetto: "Le parole degli organizzatori del Pride di Bologna non sono rappresentative di tutte le persone Lgbt. Condanniamo fortemente l’attacco e le accuse fatte alla polizia e invitiamo il sindaco e tutti gli esponenti della giunta e del consiglio a fare lo stesso e a dissociarsi dagli organizzatori che, invitiamo, a porgere le dovute scuse alla Polizia. Organizzano una manifestazione contro pregiudizi e discriminazioni mettendo in pratica pregiudizi e discriminazioni. Questo dovrebbe fare riflettere". E, aggiunge Tonelli, "se io avessi discriminato qualcuno di loro, la sinistra mi avrebbe crocifisso".

Polemico anche Fabio Battistini: "La manifestazione contro le discriminazioni è la prima a discriminare gli altri. Un Gay Pride che non è per tutti è una contraddizione in termini che lascia stupiti e interdetti". Attaccano anche gli azzurri con Daniele Aiello (coordinatore di Forza Italia Giovani): "Il Pride dei centri sociali non è il pride di tutti, ma solo di pochi. Massima solidarietà a Polis Aperta". Critiche dure anche da Stefano Paoloni, segretario generale del Sap, il sindacato dei poliziotti, che rigetta le accuse di sessismo: "Pretestuose, strumentali e con pregiudizi ideologici, anche perché nessun comportamento è stato oggettivato se non in maniera generica. L’inclusione probabilmente non è un valore condiviso dal movimento".

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