I soccorritori del 118 a Suviana: "Quelle chiamate non si scordano"

Le testimonianze del personale dell’Ausl: "Siamo arrivati per primi, fuori dalla centrale c’erano gli ustionati"

I soccorritori del 118 a Suviana: "Quelle chiamate non si scordano"

I soccorritori del 118 a Suviana: "Quelle chiamate non si scordano"

Ascoltare le telefonate tra i feriti, poco prima di essere intubati, e le loro famiglie è un’immagine che fa venire i brividi. Ed è quello che i primi sei soccorritori arrivati poco dopo l’esplosione a Suviana hanno vissuto. "Uno degli aspetti più difficili da affrontare emotivamente è stato quello di dover parlare con i pazienti vigili – ricorda Lorenzo Gamberini, medico rianimatore dell’elipavullo –. Alcuni hanno chiesto di potere telefonare alle famiglie prima di essere addormentati. E non sapevamo ancora in che ospedale li avremmo portati". Un impatto psicologico difficile, che i sanitari hanno raccontato al congresso ‘Trauma: UpDate and Organization’, ripercorrendo l’intervento, al quale il sistema di emergenza e il 118 dell’Azienda Usl hanno lavorato. "Avevamo informazioni sommarie alla partenza – inizia Diana Demaria, infermiera sull’Elibologna, primo elicottero arrivato –. All’arrivo ci siamo trovati di fronte a uno scenario con persone ustionate all’esterno della centrale. Alcuni pazienti avevano ustioni al volto, anche chimiche, altri problematiche a livello respiratorio: bisognava intubarli subito per evitare conseguenze, come ustioni interne". Al fianco di Demaria, Daniele Celin, infermiere e coordinatore di volo sanitario dell’Elibologna, che si è occupato "del triage dei pazienti camminanti – ricorda –. Tra questi, il quarto paziente che è stato intubato con problematiche alle vie aeree superiori. Poi mi sono occupato del coordinamento per la richiesta di altri mezzi con la centrale operativa, che intanto si occupava di trovare posti letto nei Centri Grandi Ustioni".

Una maxi emergenza, portata avanti grazie "al lavoro in équipe" dei sanitari e a "un grande lavoro di sinergia con i vigili del fuoco", con i quali "abbiamo fatto un punto di coordinamento per definire le priorità e i rischi per gli operatori – spiega Francesco Franchini, coordinatore centrale operativa del 118 –, come il fumo, il crollo e l’allagamento. Fondamentale è stato il riconoscimento precoce in modo che potessimo dare informazioni ai familiari nel minor tempo possibile, per i feriti e per le vittime". Parliamo di "una regia importante per il 118, che ha collaborato a stretto contatto con le forze dell’ordine – commentano Andrea Franceschini e Simone Baroncini, coordinatore infermieristico e medico della centrale operativa del 118 Emilia Est –. Tutta la rete operativa era a conoscenza di chi fosse coinvolto e dei trasferimenti ospedalieri. L’interazione interospedaliera e con i soccorritori che ci ha permesso di salvare i feriti. All’inizio dell’intervento, abbiamo centellinato le risorse per eventuali altri feriti". L’operato si colloca alla perfezione nel convegno, che "raduna i professionisti che si occupano delle grandi emergenze e della traumatologia, cuore pulsante del nostro sistema sanitario – conclude Paolo Bordon, direttore generale Ausl –. Gli eventi recenti dimostrano quanto sia attuale il sistema dell’emergenza urgenza e di quanto servano professionisti preparati come i nostri".

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