Idice, addio intercettazioni. Il gip: "Distruggerle"

Per il giudice non ci sono più esigenze investigative, "tutelare il diritto alla riservatezza". Le difese: "Punto fermo etico e giuridico"

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di Nicola Bianchi

Le intercettazioni dell’affaire Colata di Idice saranno distrutte. Nessun dubbio da parte del gip Domenico Truppa che ha accolto la richiesta della Procura: "In uno Stato che si definisce e si professa democratico – scrive nell’ordinanza depositata ieri mattina –, non può si dimenticarsi il fondamentale compito di trovare il giusto equilibrio, il giusto contemperamento di interessi tra esigenze di indagini governate dall’obbligatorietà dell’azione penale e diritto alla riservatezza". Affinché, aggiunge, "mai si debba correre il rischio di utilizzare gli strumenti tecnologici, anziché come progresso della civiltà, come pretesto per sorvegliare gli individui non solo nella loro intimità ma anche, per usare le parole della Costituzione, nelle formazioni sociali in cui si svolge la loro personalità".

Addio, dunque, alle centinaia di migliaia di telefonate che all’epoca scombussolarono gli ambienti economici e politici e che riguardarono la maggior parte dei sette indagati, tra ex sindaci, esponenti del mondo cooperativo, imprenditori – poi tutti archiviati il 21 dicembre 2016 – per minaccia a corpo politico dello Stato. Nei confronti, cioè, del sindaco di San Lazzaro, Isabella Conti, che nel 2015, dopo aver detto no alla costruzione di un maxi insediamento da 582 alloggi a Idice, denunciò presunte minacce subite. Sindaco che, all’udienza del 14 ottobre, si era opposta alla richiesta del procuratore Giuseppe Amato e dell’aggiunto Morena Plazzi. Per il gip, ora, a cinque anni dall’archiviazione, non vi sarebbe più "il legame di necessarietà di tali intercettazioni per il procedimento (o per altro)", ricordando quella "costola del diritto di riservatezza che prende il nome di diritto all’oblio".

Un "provvedimento ineccepibile", per l’avvocato Aldo Savoi Colombis (per l’ex sindaco Stefano Sermenghi), in un momento storico dove "troppi si dimenticano del diritto alla riservatezza". Nessun reato, aggiunge il professor Tommaso Guerini (per il revisore Germano Camellini), "è mai stato commesso ai danni del sindaco e l’enorme e costosa attività di intercettazione non ha dato alcun frutto ma si è tradotto in un inutile sacrificio della sfera del diritto costituzionale alla riservatezza dei coinvolti e delle loro famiglie".

Una battuta è arrivata anche da Guido Magnisi, avvocato dell’imprenditore Massimo Venturoli: "Un punto fermo giuridico e, oserei dire, etico, sul necessario giusto equilibrio tra esigenze di indagine e diritto all’oblio". Parte opposta, è amara la riflessione del sindaco Isabella Conti tramite l’avvocato Luca Moser: "L’unica osservazione che ci viene da fare è legata al passaggio dove il gip ipotizza vi sia stata ampia conoscenza del fascicolo processuale. Dimenticando, però, che per due volte la procura e una volta il tribunale respinsero la richiesta di avere copia delle intercettazioni che ci avrebbero consentito di evidenziare profili specifici di rilevanza che si sostiene non siano stati indicati".

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