"Il ‘Gratta e vinci’, truffa d’amore"

Le motivazioni della condanna a Spano: alla ex sottrasse un tagliando dal valore di mezzo milione di euro

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di Federica Orlandi

Una "truffa sentimentale" in piena regola: prima ha convinto la vittima, sessantaduenne bolognese, di essere un "imprenditore edile di successo" e di volerla sposare, ma di avere bisogno di un anticipo sul denaro necessario a costruire il loro "nido d’amore". Poi, dopo averle così carpito 32mila euro, le ha sottratto pure un Gratta e vinci da mezzo milione di euro.

Per questo a luglio il cinquantunenne di origini svizzere Renato Spano è stato condannato in primo grado a un anno (senza condizionale, dati numerosi precedenti anche specifici) e a 400 euro di multa, oltre al pagamento delle spese processuali e di costituzione di parte civile della vittima, assistita dall’avvocato Marco Sciascio, nei cui confronti il giudice ha fissato una provvisionale di 32mila euro. "Ma confidiamo che all’irrevocabilità della sentenza il Monopolio valuti il pagamento del biglietto sottratto", anticipa il legale. L’imputato è difeso dall’avvocato Pier Francesco Uselli, che promette appello.

La condanna è per truffa e appropriazione indebita; il giudice Stefano Gozzi la motiva evidenziando il "nesso causale tra l’inganno del truffatore e l’errore della vittima, convinta dalle false prospettazioni del presunto partner a effettuare disposizioni patrimoniali che altrimenti non avrebbe eseguito". Una "truffa sentimentale" appunto, stando alla Corte di Cassazione. Difatti Spano aveva, scrive il giudice, alimentato le speranze della vittima "proponendole il matrimonio" mentre la induceva a "corrispondergli somme di denaro", addirittura facendole chiedere un finanziamento. Soldi chiaramente mai investiti nel fantomatico "nido d’amore" né riconsegnato alla fine dei rapporti tra i due, dopo il furto del Gratta e vinci. Il cinquantunenne avrebbe "approfittato della donna vedova, sola, invalida e sostanzialmente ingenua" e "manipolato la realtà facendosi apparire come era", non un imprenditore ma "un truffatore seriale".

E il biglietto da 500mila euro? La vincita non è mai stato riscossa, né il ticket riconsegnato o tantomeno ritrovato; l’imputato liquidò la vicenda come "uno scherzo", ma un testimone racconta di avere assistito alla ’grattata’ vincente e alla consegna del prezioso biglietto. "La versione dell’imputato è scarsamente credibile alla luce dei suoi precedenti specifici", sancisce il giudice. Che anche per questo non concede condizionale né attenuanti generiche.

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