Una ferita resa amara dalla mancanza di giustizia. Il cardinale arcivescovo Matteo Zuppi non ha dubbi sul fatto che sulla strage della stazione ci sia ancora qualcosa da scoprire e sebbene i colpevoli siano stati condannati, ci sono dei tasselli che potrebbero dare la risposta al più inquietante degli interrogativi: perché è successo?. "Se la giustizia non da una spiegazione piena a quanto accaduto – ha ricordato il porporato durante la cerimonia in suffragio delle vittime – ci sentiamo dimenticati e questa ferita resta aperta. Quando qualcuno è stato colpito chi gli sta vicino si sente sopravvissuto, poi è vero che la vita ti porta ad andare avanti, ma dentro di noi quella sensazione di essere sopravvissuti non cambia. Questo è il lamento che ci ha accompagnato in questi anni e per non sentirsi né dimenticati né scampati, i familiari si sono uniti per cercare quella giustizia che nessuno riesce a fare e che, invece, dobbiamo avere". Zuppi ha poi associato questa stage alle tante guerre che si consumano nel mondo. "Spesso ci chiediamo perché Dio non cancella la violenza e la sofferenza dal nostro modo. Prima, però, dovremo chiederci perché ci siamo assuefatti al male tanto da esserne diventati dei semplici spettatori. Davanti alle violenze dovremmo chiederci non dove è finito Dio, ma dove è finito l’uomo, perché Dio cerca sempre Abele, ma è l’uomo che sceglie Caino. La realtà è che abbiamo paura ed è questo timore a renderci complici del male".
Massimo Selleri
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