"Imprese in crisi, ora puntiamo sui giovani"

Veronesi (Camera di Commercio): "Causa Covid oltre mille aziende in meno. Ma gli under 35 incidono di più: serve patto generazionale"

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di Rosalba Carbutti

Il 2020 è stato un anno durissimo per le imprese. Sono 94.775 quelle bolognesi: il dato più basso dagli ultimi vent’anni. Tant’è che l’anno scorso hanno aperto 1.100 aziende in meno rispetto al 2019. Valerio Veronesi, presidente della Camera di Commercio, non azzarda previsioni per il 2021, vista l’emergenza sanitaria in corso, e la nostra città in zona rossa. Ma lancia un appello: "Proprio ora, in questo momento di pandemia, è necessario puntare sui giovani. Serve un patto generazionale. Non a caso, il piano europeo per la ripresa si chiama Next Generation Eu".

Presidente, commercio, turismo e tanti altri settori sono in crisi. Che cosa prevede per quest’anno?

"Non è il momento di fare previsioni. Però posso dire che le imprese chiuse nel 2020 sono molte di più rispetto ai dati ufficiali perché ci sono quelle rimaste nel limbo, impossibilitate a tirare giù la serranda".

In che senso?

"Per chiudere un’azienda ci vogliono soldi. Bisogna estinguere mutui, salvare i conti correnti, trattare coi sindacati, pagare i Tfr, i trattamenti di fine rapporto... Insomma, molte imprese stanno alla finestra, con la speranza che qualcosa migliori".

Quali sono le aziende più in sofferenza?

"Quelle strutturate reggono, le piccole o micro imprese, invece, soffrono moltissimo. Molte non ce la faranno. Per intenderci, le attività sotto i 15 dipendenti, la maggior parte legate al commercio, al turismo, alla subfornitura, spesso, non hanno la forza di resistere. Nel 2020 ne chiudevano dieci al giorno".

C’è poi il tema dei giovani che magari aprono imprese ma poi sono costrette a chiuderle...

"L’anno scorso, in effetti, sono state 1.179 le aziende aperte da under 35, ma 508 hanno chiuso. C’è, però, un dato positivo: aumentano i giovani che partecipano alla gestione dell’attività d’impresa. Sono +595 nel 2020".

Come legge questo dato?

"Oggi, col Covid, si sta spingendo molto sul digitale, le nuove tecnologie... Per questo, quando i giovani riescono a entrare in azienda, fanno più in fretta carriera. Nel nostro territorio è una tendenza in aumento. Sia Ducati sia Lamborghini hanno fatto accordi di ’staffetta generazionale’. E credo che oggi, per aumentare il potenziale delle aziende, servano i giovani che portano un pensiero nuovo".

La disoccupazione giovanile, però, resta una delle piaghe del nostro Paese...

"Sì, è tre volte la media Ue, peggio di noi fanno solo Spagna, Portogallo e Grecia. Per questo dobbiamo valorizzarli. Non dimentichiamo che c’è il blocco dei licenziamenti, ma per tutti quei giovani precari, il contratto a termine non è stato rinnovato...".

Un’altra categoria molto penalizzata dalla crisi Covid è quella femminile.

"Non a caso, nella scelta delle aziende che partecipano ai bandi privilegiamo – a parità di punteggio – quelle con titolari giovani e donne".

Vista la pandemia, l’e-commerce è una prospettiva per le aziende della nostra città?

"Sicuramente abbiamo dati in crescita. A Bologna sono 470, in netto aumento considerando che dieci anni fa erano 172".

Il commercio tradizionale, però, resta preminente.

"Il commercio online non ha numeri paragonabili: 470 imprese a fronte di oltre 9.800 ’tradizionali’. Ma quello che deve far riflettere è che i giovani nelle imprese web sono presenti tre volte le altre aziende ed è più probabile avere imprenditrici donne".

C’è poi il tema della Fiera. Andava alla grande, poi è arrivato il Covid. La fusione con Rimini a che punto è?

"Mi piacerebbe capire che cosa sta succedendo, siamo in stallo. Mi pare che il mantra, in questo difficile momento per tutti, sia aspettare".

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