"Io, Fresu e il ’dietro le quinte’ del musicista"

Il jazzista e il suo assistente Paolo Devito protagonisti della nuova puntata in streaming ’Il giorno che verrà’ con la regia di Mellara e Rossi

Migration

di Claudio Cumani

Si sono incontrati a fine anni Novanta durante un seminario jazz a Nuoro. Uno, Luca Devito, partecipante; l’altro, Paolo Fresu, docente. E pian piano hanno cominciato a frequentarsi e a collaborare, ad esempio in occasione dell’ormai celebre festival ideato dallo stesso Fresu a Berchidda. È così che Luca, originariamente flautista, è diventato personal assistent di Paolo, condividendone carriera e progetti. "All’inizio se la credeva di brutto – scherza Fresu –. Una sera gli dicemmo che gli sarebbe stata consegnata una targa a fine concerto. Era soddisfatto. Svitammo quella della sua macchina e gliela demmo".

Sono loro, bolognesi acquisiti, i protagonisti del video-racconto in visione gratuita da oggi sui canali dell’Oratorio San Filippo Neri per il ciclo Il giorno che verrà: si tratta di dieci ritratti prodotti da Mismaonda per la Fondazione del Monte diretti da Michele Mellara e Alessandro Rossi in onda a cadenza periodica sui social e dedicati ai lavoratori dello spettacolo dal vivo e ai loro racconti. Attori, musicisti, scenografi, registi, autori, tecnici, tour manager, sound designer in dialogo in un momento davvero difficile.

"Bisogna fare un lavoro culturale a monte – dice Devito, a questo proposito – per far capire che la musica non è un bene gratuito e che il nostro è un lavoro serio. Se il mercato discografico è in crisi, bisogna ricominciare dall’inizio della filiera. Ad esempio, sostenendo quando si potrà i teatri indipendenti e unendo fin da ora gli sforzi di tutti". Gli fa eco Fresu: "Il mio mestiere è fare il musicista. Che non vuol dire soltanto suonare uno strumento ma comporre, fare arrangiamenti, registrare. La musica è l’epicentro dei miei interessi e delle mie scoperte. È in questo ambito che scrivo libri, dirigo festival e produco dischi miei e soprattutto di giovani artisti".

Il settore è in ginocchio e lui si è speso molto in questi mesi sui diritti dei lavoratori dello spettacolo e sul riconoscimento della professione. "Questa estate abbiamo avuto la fortuna di andare in tour – dice Devito – e siamo riusciti a sopravvivere. Lo streaming è spesso un palliativo".

Nel filmato il jazzista alterna brevi esecuzioni a riflessioni: "La sicurezza è routine, l’insicurezza, e cioé il non sapere mai fino in fondo dove ti porta la musica, ti consente invece di inseguirla e raccogliere ogni suono. E in ogni suono c’è la vita. È un tema importante in un momento come questo dove l’insicurezza è la nostra sola sicurezza". La lunga militanza fra i due ha arricchito ovviamente la lista degli aneddoti: le sveglie alle 4 della mattina in Sudamerica in occasione di una tournée che prevedeva concerti in sei Paesi in una settimana, l’occasione benefica di Haiti e i disguidi quotidiani. "Poco tempo fa – racconta il manager – Paolo e la band hanno impiegato un giorno intero per arrivare da Cagliari a Sassari. Si è rotta l’auto a Oristano e sono stati costretti a salire sul treno. E si sa cosa sono i treni da noi.. Sono partiti la mattina e sono arrivati pochi minuti prima dello spettacolo".

Aveva ragione, insomma, Count Basie a dire che i musicisti non si devono far pagare per il concerto ma per la giornata che impiegano ad arrivare. Della Sardegna e delle sue origini Fresu va molto fiero. Racconta: "Vengo da una famiglia povera, mio padre era contadino e pastore. Era mio fratello a suonare nella banda del paese e io da piccolo vedevo la sua tromba nella parte alta della libreria: l’avevano sistemata lassù perché non la potessi toccare. Per me uno strumento musicale è importante perché porta all’esterno un pensiero. E la tromba è una voce umana, racconta quello che c’è dentro di noi". In questo periodo di lockdown non smette comunque di lavorare. "Stare al suo fianco – dice Luca – è molto stimolante, è come trovarsi in una bolla dove si producono un sacco di idee. Ad esempio, per la nostra etichetta, la Tuk Music, abbiamo già programmato le uscite fino al ‘22. E tante altre cose bollono in pentola, a partire dal prossimo festival di Berchidda".

"La mia attività – aggiunge Paolo nel filmato – si svolge su due binari: da un lato cerco di dare importanza alla melodia, che non è un concetto vecchio ma rappresenta un momento fondamentale per la voce e per il canto, e dall’altro lavoro nella ricerca spasmodica del nuovo e del futuro. Privilegiando sempre la musica collettiva, il mettere insieme la gente". Perché solista, nella sua accezione, è chi lavora con gli altri.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro