La Corte dei Conti: “Emilia Romagna ok, ma sanità a rischio”

Nuovo forte richiamo della magistratura contabile visto il disavanzo delle Ausl colmato in extremis

La Corte dei Conti: "Emilia Romagna ok, ma sanità a  rischio"

La Corte dei Conti: "Emilia Romagna ok, ma sanità a rischio"

La Regione Emilia-Romagna ottiene il visto della Corte dei conti sul bilancio 2022 ma dalla magistratura contabile arriva un nuovo, forte richiamo sui rischi per i conti della sanità. L’occasione è il giudizio di parifica sul rendiconto regionale 2022 pronunciato dalla Corte dei conti col presidente della sezione regionale di controllo Marcovalerio Pozzato, il procuratore regionale Alberto Mingarelli e l’assessore regionale al Bilancio Paolo Calvano.

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Sezione di controllo e procuratore generale hanno evidenziato il disavanzo delle aziende sanitarie colmato in extremis nello scorso esercizio e le "perplessità" sulla sostenibilità futura del sistema. I costi che hanno portato al ‘rosso’ nel 2022, infatti, "seppure in misura inferiore, si stanno riproponendo anche nell’esercizio 2023". Perciò, si legge ancora nella requisitoria del procuratore generale, "questa Procura condivide i timori espressi dalla sezione regionale di controllo rispetto alla capacità di tenuta dell’equilibrio economico-finanziario del servizio sanitario regionale nei prossimi esercizi e ritiene imprescindibile una riprogrammazione del livello strutturale dei costi"

Calvano nel suo intervento all’udienza pubblica per il giudizio di parifica, non ha negato la ’sofferenza’ dei conti sanitari, legandola alla difficoltà vissuta da gran parte delle Regioni italiane. La Regione Emilia-Romagna ha chiuso comunque il bilancio 2022 con un saldo di competenza positivo, tra entrate e uscite, di 107 milioni di euro, mentre l’indebitamento (439 milioni di euro) si conferma in flessione: -28,6 milioni di euro rispetto al 2020. L’ammontare complessivo delle risorse accantonate vale quasi 595,5 milioni di euro. Per quanto riguarda i tempi di pagamento dei fornitori: 14,2 giorni rispetto ai 30 massimi fissati per legge.

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