La decisione del Riesame Amato, niente sorprese Il medico resta in carcere

L’oculista, 64 anni, è accusato dell’omicidio della moglie, Isabella Linsalata. La difesa non si pronuncia: "Ora aspettiamo di leggere le motivazioni".

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La decisione del Riesame Amato, niente sorprese Il medico resta in carcere

di Chiara Caravelli

Giampaolo Amato resta in carcere. Questa la decisione del collegio di giudici del tribunale del Riesame dopo che, nell’udienza di venerdì scorso, i difensori dell’indagato, Gianluigi Lebro e Cesarina Mitaritonna, avevano chiesto l’annullamento dell’ordinanza e la revoca della misura per il loro assistito. In subordine, era stata chiesta almeno la riformulazione della misura cautelare, con una più lieve, come gli arresti domiciliari. Nessun commento da parte dell’avvocato Lebro su quanto deciso dai giudici (presidente Andrea Santucci, Silvia Monari e Renato Poschi), le cui motivazioni saranno depositate nei prossimi giorni. "Aspettiamo di leggere le motivazioni – le parole di Lebro – poi decideremo come procedere".

Come noto, Giampaolo Amato, medico oculista di 64 anni, è in carcere dall’8 aprile scorso con l’accusa di omicidio aggravato per aver ucciso la moglie, Isabella Linsalata, a sua volta medico di base e ginecologa di 62 anni, trovata morta nella sua casa di via Bianconi 6, la mattina del 31 ottobre 2021. L’ex medico della Virtus è accusato di averla uccisa attraverso la somministrazione di due farmaci: il Midazolam, una benzodiazepina, e il Sevoflurano, un anestetico ospedaliero. Entrambi i farmaci, per l’accusa, sarebbero stati sottratti da uno degli ospedali in cui il medico lavorava. Per questo motivo, Amato è accusato anche di peculato e di detenzione illecita di farmaci psicotropi.

I fatti, rispetto ai quali l’indagato si è sempre proclamato innocente, partono la mattina del 31 ottobre 2021 quando Isabella Linsalata viene trovata senza vita nel letto della sua abitazione (la casa di famiglia di via Bianconi 6, in zona Murri), con indosso solo slip, canottiera e reggiseno.

Per la Procura, Amato sarebbe stato spinto da due moventi: da un lato, la relazione extraconiugale che portava avanti ormai da anni con una donna di vent’anni più giovane, "un morboso desiderio di stare con l’amante", lo definisce il gip Claudio Paris, per cui si sarebbe spinto fino all’estremo gesto di eliminare la moglie, vissuta come un ostacolo alla sua storia d’amore; dall’altro la possibilità di ereditare la casa di via Bianconi, dove viveva, e quella di Monte San Pietro.

Giampaolo Amato è stato anche l’ultima persona ad aver visto viva Isabella Linsalata. La sera del 30 ottobre, infatti, l’ex medico della Virtus avrebbe incontrato la la moglie, di ritorno da una cena con alcuni amici, "per una visita all’occhio" già in programma dal pomeriggio, poi l’avrebbe accompagnata nella loro casa al primo piano della palazzina (Amato, dopo che i rapporti con la moglie si erano raffreddati, era tornato a vivere nello suo studio al piano terra di via Bianconi).

La svolta nella morte di Isabella Linsalata arriva a seguito dei sospetti che da anni nutriva la sorella proprio nei confronti del cognato. La vittima si era infatti confidata con lei e con le amiche più care raccontando delle tisane "troppo amare" che il marito le preparava. Questa circostanza e gli stati di smarrimento e narcolessia della ginecologa avevano messo in allerta sorella e amiche, che avevano anche custodito una bottiglia di vino e le analisi delle urine di Isabella.

Ma le accuse nei confronti dell’ex medico della Virtus non si limitano alla moglie: l’oculista è infatti indagato anche per la morte della suocera, l’ottantanovenne Giulia Tateo. La donna, madre di Isabella, è stata trovata morta nel suo letto, esattamente come la figlia, il 9 ottobre 2021, ventidue giorni esatti prima di lei. La salma dell’anziana è stata riesumata poche settimane dopo la morte di Isabella, per volere del fratello dell’ottantanovenne e zio di Isabella: l’intento era quello di chiarire la presenza o meno di un problema genetico che avrebbe potuto accomunare le due donne e, dall’altra parte, di fugare ogni dubbio sulla morte dell’anziana signora.

Dubbi che però sono stati alimentati dall’esito delle analisi preliminari (di cui si attendono indagini di conferma) svolte del medico legale Guido Pelletti, nominato dalla Procura, e dai consulenti dei familiari di Linsalata – rappresentati dagli avvocati Maurizio Merlini e Francesca Stortoni – che hanno rivelato come anche l’89enne Tateo fosse positiva a "Midazolam e al suo metabolita", con "sospetta presenza di sevoflurano nel prelievo di polmone".

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