L’aggressore di Ferrerio "Chiedo scusa alla famiglia di Davide e alla città di Bologna"

Nicolò Passalacqua ha parlato in aula, al processo per tentato omicidio. E scarica la colpa sulla ragazzina e sua madre: "Mi hanno costretto. Lui era l’unico in camicia bianca. Se avessi voluto uccidere, l’avrei fatto".

L’aggressore di Ferrerio  "Chiedo scusa  alla famiglia di Davide  e alla città di Bologna"

L’aggressore di Ferrerio "Chiedo scusa alla famiglia di Davide e alla città di Bologna"

Ha scaricato la colpa prima sulle co-imputate, l’amica diciassetenne e la madre di questa, che lo avrebbero "fregato", convincendolo ad aggredire l’uomo che da qualche tempo corteggiava sui social, sotto falso nome, la minorenne per cui pure Passalacqua aveva un debole; poi sul "nervoso" che gli avrebbe fatto perdere il controllo; poi ancora, sul povero Davide stesso, "scappato" anziché "chiarire". Infine, pure ai medici, che a suo dire non sarebbero intervenuti come dovevano per salvare il giovane Ferrerio. Alla fine però, sono arrivate delle scuse.

È stata lunga e contraddittoria la testimonianza di Nicolò Passalacqua, 22 anni, a processo con rito abbreviato per il tentato omicidio di Davide Ferrerio, 21, il giovane bolognese aggredito l’11 agosto scorso a Crotone e rimasto in coma irreversibile, dopo un tragico scambio di persona. "Se avessi avuto intenzione di uccidere, avrei infierito quando era a terra o mi sarei portato una pistola o un coltello. L’ho picchiato perché ero nervoso – la cristallina spiegazione –. Anche io sono una vittima: mi hanno mandato allo sbaraglio. Mi scuso con la famiglia di Davide, con la popolazione crotonese e bolognese e tutta Italia". Per circa due ore, Passalacqua ha risposto alle domande della Procura, del suo avvocato Salvatore Iannone e dei legali delle parti civili, tra cui Fabrizio Gallo per i Ferrerio. Nonostante fosse attesa per l’udienza di ieri la requisitoria della Procura, è stata rinviata alla prossima, fissata per il 21 aprile. Il ventiduenne rischia circa 10 anni e mezzo.

In aula, ha ricostruito pure il prima e dopo dell’aggressione. Ha riferito che appena saputo del messaggio inviato da Alessandro Curto – il trentunenne che scriveva alla minorenne e reale destinatario della "spedizione punitiva", a sua volta a processo per concorso anomalo in tentato omicidio per avere scritto il messaggio che depistò il gruppo, indirizzandone le furie verso Davide, "Ho una camicia bianca" – è scattato verso l’unica persona in strada con la maglia bianca, cioè l’ignaro Davide. "C’era solo lui con la maglia bianca – la ricostruzione –. Volevo chiarire, ma è scappato. Se non fosse scappato... L’ho preso per il bavero e l’ho fatto girare, gli ho dato un calcio alle costole e poi un pugno sulla tempia". Lasciandolo a terra tramortito. Per sempre. Passalacqua ha detto che non ha usato un tirapugni, come ipotizzato dall’accusa, e che, nonostante sapesse che lo spasimante dell’amica aveva 30 anni, non si è reso conto che Davide ne avesse appena venti "perché l’ho visto solo pochi secondi prima di colpirlo". Non convincono poi le ricostruzioni del post aggressione: "Perché non mi sono girato a vedere come stava Davide, caduto a terra? Ero impaurito", il racconto: "Ed ero in ansia" per la diciassettenne e sua mamma "che stavano male", ma "anziché portarle in ospedale, siamo andati a mangiare un cornetto". L’amica, ora maggiorenne, ieri l’altro ha ottenuto la messa alla prova dal tribunale dei minori per il concorso anomalo nel tentato omicidio; stessa accusa per la madre e il suo compagno Andrej Gaju: anche la decisione sul loro rinvio a giudizio è attesa per il 21 aprile.

"Le parole dell’imputato sono irritanti, ma lo descrivono bene: anziché limitarsi a chiedere pietà ai congiunti di Davide, per il gesto spregevole che ha compiuto e che ha spento quel ragazzo di 20 anni, ha cercato di scaricare la responsabilità e di negare l’evidenza. Nulla di umano può essere ritrovato in un soggetto così", le parole dell’avvocato Gabriele Bordoni, che rappresenta la mamma di Davide.

Federica Orlandi

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