"Le città sopravvivono grazie a scienza e cultura"

Joan Subirats dalla municipalità di Barcellona entra nel cda dell’Ert "Voglio avviare scambi di artisti e coproduzioni: da noi il substrato è fertile"

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"Se il coronavirus ha insegnato alle città una cosa, quella è che i temi della cultura, della scienza e della conoscenza restano fondamentali contrariamente al turismo che è un settore importante ma fragile". Ha le idee chiare sul momento che stiamo vivendo Joan Subirats, assessore alla cultura di Barcellona, docente universitario, specialista in governance e da pochi giorni nuovo membro del cda di Emilia Romagna Teatro. E’ stato il Comune a nominarlo in sostituzione di Cheti Corsini, il funzionario del settore cultura che ha lasciato Palazzo d’Accursio per raggiunti limiti d’età. Subirats, 69 anni e una perfetta conoscenza della nostra lingua ("avevo una fidanzata sarda, l’amore se ne è andato, l’italiano è rimasto"), ha avuto e ha una frequentazione consolidata con Bologna: tempo fa per ragioni universitarie ("ricordo molti amici docenti all’interno di Scienze politiche"), adesso soprattutto per motivi amministrativi. "Prima della pandemia – racconta- sono venuto un paio di volte per questioni legate alla Fondazione dell’Innovazione Urbana e al festival ‘Vie’. Si sono stretti i rapporti, una delegazione comunale è venuta a Barcellona e infine è arrivata questa nomina che mi onora". "La sua presenza – ha scritto l’assessore alla cultura Lepore in un post – costituirà un’importante opportunità di scambio, confronto e collaborazione per due città che già condividono l’ambizione di diventare punti di riferimento europeo sul fronte del supercalcolo e dei big data".

Professore, quale contributo pensa di offrire a Ert?

"Intanto credo di poter portare, grazie alla mia esperienza, idee e punti di vista. Eppoi si apre un ventaglio di possibilità che va dagli scambi di artisti alle coproduzioni fino alla partecipazione a festival. A Barcellona abbiamo teatri comunali che si occupano di danza, ricerca e infanzia, una grande rete di palcoscenici privati e centri dedicati alla nuova drammaturgia, ai gruppi indipendenti e alle residenze delle giovani compagnie".

Cosa lega due luoghi come Bologna e Barcellona?

"Più cose. Intanto un’importante tradizione civica che affonda le radici in una lunga storia di cittadinanza, poi una consuetudine cooperativa e soprattutto la presenza di università storiche. Entrambe sono città che stanno investendo sul digitale e sul futuro. E’ una storia che parte da lontano: ricordo ancora quando, ai tempi del sindaco Zangheri, la riqualificazione del centro storico divenne anche per noi un punto di riferimento".

In cosa potrebbe concretizzarsi una collaborazione sul versante del digitale?

"Ci sono più aspetti da esplorare. Ad esempio, potremmo partecipare insieme a gare e progetti dell’Unione europea. Per ogni città, al di là delle contraddizioni, è importante ripensarsi in termini di rinnovamento".

Torniamo a parlare di teatro. Lei quale ama?

"Sono interessato a più suggestioni. Mi piace la sperimentazione che combina linguaggi diversi a partire dai video così come il teatro documentale. Dopo l’abbuffata online provocata dalla quarantena, ho un grande desiderio di tornare in platea".

Come si sta vivendo la questione dell’indipendentismo?

"Penso si debba ridurre la conflittualità per arrivare a una visione federalista dello Stato".

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