ANDREA ZANCHI
Editoriale
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Le Regionali sono la vera posta in gioco

Si scrive Europee, ma si legge Regionali. La tornata elettorale dei prossimi 8 e 9 giugno non servirà solo a scegliere i nostri nuovi europarlamentari e a rinnovare sindaci e Consigli comunali di una quarantina di municipi della provincia: sarà soprattutto una prova generale per l’appuntamento da tutti più atteso, le elezioni del prossimo autunno (anche se sulla data non c’è ancora l’ufficialità) che sceglieranno il successore di Stefano Bonaccini in viale Aldo Moro. Un ‘antipasto’ elettorale imperdibile e che darà spunti e tracce significative da seguire per i due schieramenti.

Le poste in gioco si possono dividere in due categorie: una generale e una relativa allo stato di salute dei singoli partiti. La prima, è facile intuirlo, aiuterà a capire i rapporti di forza davvero esistenti tra centrosinistra e centrodestra. E, cosa niente affatto secondaria, la loro distribuzione geografica sul territorio. Detto che ormai la ‘regione rossa’ è un amarcord buono solo per la retorica di una (certa) campagna elettorale, sarà interessante vedere, a urne chiuse, chi sarà in testa tra i due schieramenti - qui l’alleanza Pd-Cinque Stelle è già un dato di fatto - e di quanto, dopo una serie di risultati piuttosto altalenanti nel corso delle varie elezioni degli ultimi dieci anni. Una cosa, comunque, appare probabile: il vantaggio dell’uno o dell’altro schieramento non dovrebbe essere così ampio da non poter essere colmato con un candidato e una campagna elettorale azzeccati. E qui arriviamo alla seconda posta in gioco, ovvero lo stato di salute delle singole forze politiche. Il Pd rimarrà il primo partito in Emilia-Romagna? E con quale scarto? Fratelli d’Italia confermerà il dato nazionale oppure resterà al di sotto? E i grillini, che qui hanno sempre anticipato il trend che hanno poi tenuto a livello nazionale (esplosione, crisi, assestamento)? Per non parlare dei destini di Lega, Forza Italia e del variegato mondo dell’ex Terzo Polo. Insomma, è facile capirlo: il risultato delle Regionali è legato a doppio filo a quello delle Europee e delle amministrative ormai alle porte. Al di là delle scelte e delle strategie dei partiti, comunque, una cosa dovrà essere tenuta a mente da chiunque in vista del voto del prossimo autunno: non può esistere un’Emilia-Romagna forte senza una Bologna forte. Riesumare il vecchio policentrismo rischia solo di fare del male a tutti e di mettere la regione al di fuori della storia.