Libera professione bloccata: "Leso il diritto a curarsi"

Le opposizioni all’attacco dopo i quattro giorni di stop da parte dell’Ausl "Mancavano letti? Ennesimo segnale di disorganizzazione e fallimento dei Cau".

Libera professione bloccata: "Leso il diritto a curarsi"

Le opposizioni all’attacco dopo i quattro giorni di stop da parte dell’Ausl "Mancavano letti? Ennesimo segnale di disorganizzazione e fallimento dei Cau".

Pronto soccorso talmente affollati da non permettere ricoveri che non siano di stretta urgenza. Così L’Ausl di Bologna ha sospeso per quattro giorni, da domenica scorsa a giovedì, la libera professione in tutti gli ospedali del territorio. Un provvedimento che ha sollevato le riflessioni sullo stato della sanità locale delle forze di opposizione.

"Quello che è successo con la sospensione di tutta la libera professione è solamente la punta di un iceberg. Il fallimento dei Cau, l’incapacità di incentivare la permanenza dei sanitari nelle strutture pubbliche (490 hanno cessato il rapporto di lavoro a tempo indeterminato nella sola Ausl Bologna in questi otto mesi del 2024), le liste d’attesa chiuse, i Pronto soccorso nei quali si entra e non si sa quando si esce, sono frutto dell’immobilità della Regione a guida Stefano Bonaccini. Non è mai stata fatta una vera riforma della sanità.In campagna elettorale il candidato del Pd, Michele de Pascale, da una parte riconosce i problemi che sta vivendo la sanità, ma una risposta ai bisogni di cura non può che arrivare da chi da anni cerca una riforma strutturale della sanità che guardi la sanità nel suo insieme, ed è quello che faremo una volta eletti", commenta Valentina Castaldini, capogruppo in Regione di Forza Italia.

Pone subito l’accento sul fatto che il blocco della libera professione lede il diritto alla cura Matteo Di Benedetto, vicesegretario provinciale Lega: "La scelta di sospendere la libera professione nelle strutture sanitarie danneggia prima di tutto chi vorrebbe farsi curare. Se i Pronto soccorso sono sovraffollati è perché il Pd li sta chiudendo per fare spazio ai Cau che non sono attrezzati per affrontare le urgenze e riportano i pazienti sui Pronto soccorso rimasti. La carenza di personale e le liste di attesa infinite stanno spingendo da tempo chi vuole farsi curare a spostarsi sulle libere professioni, per continuare a farsi seguire dal medico di fiducia del sistema sanitario. L’espansione del fenomeno della libera professione è una conseguenza delle scelte politico amministrative sbagliate della sinistra e va a tamponare una necessità. Fermandole si rischia solo di aggravare il problema, allungando i tempi di cura. Invece che sprecare risorse nei Cau dovremmo investire nel personale e riaprire i pronto soccorso chiusi. Superiamo i Cau e utilizziamo in maniera intelligente le risorse disponibili".

"Non ci lamentiamo se poi mancano infermieri, tecnici di radiologia e i medici continuano ad andare dal Sistema sanitario pubblico verso il privato – afferma Così Fabio Brinati, responsabile regionale Sanità per FdI –. Quanto successo mette in luce quanto il sistema sanitario stia navigando a vista. Non è giustificabile non aver previsto un aumento di afflusso nei Pronto soccorso in questi periodi e un maggior bisogno di letti, e il necessario turnover per il riposo estivo non può essere una scusa. Mancano gestione e organizzazione del sistema in termini di efficienza sanitaria. Assurdo che si vada a colpire la libera professione e i pazienti in attesa di ricoveri magari prenotati per necessità che cercano, con il privato, di far fronte all’insufficiente offerta del Ssn. Non sono i tagli e i blocchi, la soluzione, ma nuove assunzioni a stipendi rispettabili e la giusta programmazione di posti letto in certi periodi dell’anno".

Monica Raschi