Massimo Gagliardi
Cronaca

Il libro Carpediem, il medico che surfa sulle emozioni

L’avventura umana e scientifica di Claudio Ronco allo Stabat Mater FOTO

Da sinistra Angelo Tranfaglia, Massimo Gagliardi, Antonio Santoro e Claudio Ronco

Da sinistra Angelo Tranfaglia, Massimo Gagliardi, Antonio Santoro e Claudio Ronco

Bologna, 16 maggio 2015 - Claudio Ronco è un signore di 58 anni, è il ricercatore numero uno al mondo nel settore delle malattie renali (insegna anche a Bologna), è l’inventore di ‘Carpediem’, una macchina che consente il lavaggio del sangue dei neonati, ma soprattutto è una grande persona. Basta leggere il suo libro (Carpediem, 255 pagine, Angelo Colla editore) che è stato presentato allo Stabat Mater. In esso narra la sua vita alternando capitoletti dedicati a Lisa, la neonata salvata dalla macchina, ad altri dedicati alla sua carriera. Non si parla solo di medicina ma della nostra Italia, delle risorse e delle miserie dei nostri ambienti lavorativi, dei nostri giovani (che fuggono le responsabilità) e di come «aziendalizzare la sanità abbia poi reso necessario l’introduzione del termine umanizzazione». FOTO

«Lisa è gravissima. Lisa sta morendo. Lisa è gialla come un’ananas». E poi: «Lisa apre gli occhi. Lisa si alimenta. Lisa è salva. Lisa va in passeggino. Ora è paffutella». Lisa è la prima neonata al mondo sottoposta a 400 ore di dialisi in circolazione extracorporea. Claudio il suo medico. Carpediem è la storia di un miracolo della scienza e di un uomo che fa al padre morto, medico condotto sull’altopiano di Asiago, la più bella dedica che un padre possa aspettarsi. Per Claudio, a New York, s’era spalancata una carriera meravigliosa. Ma quando il direttore dell’ospedale San Bortolo di Vicenza va a trovarlo, lo stesso giorno in cui gli propongono la carica di full professor all’università di New York con uno stipendio principesco, Ronco sceglie l’Italia. Torna a Vicenza e realizza l’Irriv (International renal research institute of Vicenza), a tutt’oggi un’eccellenza riconosciuta nel mondo.

Claudio Ronco ha vissuto la sua carriera col modello del medico condotto ed è riuscito a conciliare sempre didattica, ricerca e assistenza. Alla piccola Lisa scrive: «Ho riscoperto il gusto di fare il medico, di dimenticare la differenza tra giorno e notte, di ritornare ad avere chiaro quali sono le priorità. E le priorità non saranno certamente carte o protocolli, ma pressioni, battiti, respiri. Grazie Lisa». Ma un grande grazie Claudio Ronco lo dice alla moglie Paola e al figlio Federico che l’hanno sempre aiutato nelle sue scelte. Un grande grazie Claudio Ronco lo dice alla vita perché ha potuto realizzare i suoi sogni, perché ha saputo surfare sulle emozioni.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro