Lohengrin da applausi per la festa dei saluti

L’opera di Wagner al Comunale. Orchestra e coro, diretti. da Fisch e Garatti Ansini,. conquistano il pubblico

di Marco Beghelli

Il tanto atteso Lohengrin che chiude la programmazione del Comunale nella storica sala del Bibiena è andato in scena domenica sera con pieno favore del pubblico: quasi una festa per salutarsi prima del trasloco temporaneo in Fiera, ma con un groppo in gola per il doloroso distacco. Il primo merito del successo va alle prestazioni a tutto tondo dell’orchestra e del coro del teatro (rimpolpato da una trentina di membri dell’Opera di Kiev): per entrambi, suono sempre pieno e netto, senza sbavature, di quelli che mandano in solluchero il pubblico bolognese. Onore dunque al maestro del coro Gea Garatti Ansini e al direttore d’orchestra Asher Fisch, acclamatissimo al ritorno sul podio per l’ultimo atto, che ha tenuto in pugno l’intera serata con serafica sicurezza. In palcoscenico, cinque cantanti principali in grado di far fronte a una scrittura vocale quasi sempre ‘a corda tesa’, che pretende di continuo declamazioni potenti, espressivamente ‘sopra le righe’: la coppia nobile di Lohengrin (Vincent Wolfsteiner, che ha prediletto un’interpretazione di forza a senso unico) ed Elsa (Martina Welschenbach, più attenta alle varie sfumature), la coppia perversa di Ortrud (Ricarda Merbeth, vocalmente indiavolata) e Telramund (Lucio Gallo, che spiccava su tutti con lo stesso ruolo anche nella produzione bolognese di 20 anni fa), non ultimo il grave e solenne Re Enrico (Albert Dohmen in ottima forma). Regia (lineare, aderente al dramma, sempre comprensibile), scene (semplici ed efficaci), luci (di grande suggestione) e proiezioni video (un’utile soluzione per mostrare quanto non si può rappresentare) portavano la firma di Luigi De Angelis, con un lungo stuolo di collaboratori del team Fanny & Alexander. Meno convincenti i costumi fin troppo eclettici di Chiara Lagani, che rifiutavano una linea stilistica comune.

Nell’insieme, un allestimento funzionale, che non fa mancare nulla di ciò che serve, né aggiunge alcunché di non richiesto, se non un Wagner in carne ed ossa a riempire metateatralmente qualche momento di snodo, del quale avremmo anche potuto fare a meno. Repliche fino a domenica. Poi, dal 16 dicembre, arrivederci all’Europauditorium con ’La traviata’.

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