REDAZIONE BOLOGNA

"Lucio musicò la guerra" Beppe D’Onghia e Dalla

Stasera a DiMondi il direttore d’orchestra racconta la nascita di ’Henna’

"Lucio musicò la guerra" Beppe D’Onghia e Dalla

È stato il rumore di un conflitto a far nascere uno dei dischi capolavoro di Lucio Dalla, Henna Era l’inizio degli anni ‘90: la guerra civile nella ex Jugoslavia aveva generato la reazione della Nato, che scese in campo. Una suggestione che il cantautore trasformò nel 1993 nel suo disco antimilitarista, pacifista per eccellenza, prodotto e arrangiato dal musicista e direttore d’orchestra Beppe D’Onghia, che lo racconta questa sera per il terzo e ultimo appuntamento della serie di incontri curati da Paola Cevenini per Fonoprint La poetica di Lucio Dalla, al Festival DiMondi (ore 21) nella piazza che ha il nome dal cantante bolognese. Gli Zois eseguiranno alcune canzoni tratte dal disco, la cui copertina fu disegnata da Mimmo Paladino.

D’Onghia, lei arriva alla produzione di Henna dopo aver lavorato con Dalla per molti anni.

"Sì, io già collaboravo in sala di registrazione con gli Stadio ma non ci eravamo mai incontrati e Lucio doveva sostituire il suo pianista. Mi fece avere una cassetta con le canzoni alle quali dovevo contribuire. Io copiai esattamente il suono del pianoforte precedente: nessun intervento innovativo, volevo solo mettermi a disposizione e Dalla lo apprezzò moltissimo. Da lì è iniziata una lunga collaborazione".

Se dovesse definire con una parola Lucio Dalla?

"Sperimentatore. Non trovo altra espressione. Dalla conosceva e ascoltava tutta la musica, dal folk al rock, dal jazz alla classica. Aveva una incredibile apertura mentale che gli permetteva di fare una ricerca continua, incurante dei risultati commerciali".

Come con ’Henna’?

"Dalla veniva da grandi successi, c’era stato ’Cambio’ che aveva raggiunto il primo posto delle classifiche di vendita. Henna era un album complesso, di forte consapevolezza sociale, politico. È un disco introspettivo, dove lui, da artista autentico quale era, si rimette in gioco, utilizzando la musica per aprire una finestra sulla società. C’è molta malinconia, in quell’album, molto mistero, è un lavoro che chiede all’ascoltatore partecipazione, ma c’è tantissimo amore, tanta speranza. Basta ascoltare il testo della canzone che dà il titolo al disco"

Un disco, ’Henna’, dalla genesi molto lunga.

"Lucio voleva trasformare in canzoni il rumore degli aerei da guerra. Iniziò, come faceva abitualmente, con le prime stesure dei brani nello ‘studiolo’ di via D’Azeglio, poi ci trasferimmo a Milo, in Sicilia e poi tornammo a Bologna, nei suo amati studi Fonoprint per la registrazione finale".

Pierfrancesco Pacoda