Manifestazione Bologna, scontri al Pavaglione. La rabbia dei commercianti

Negozi e bar devastati durante la manifestazione “Cittadini e turisti sconvolti si rifugiavano da noi”

I tavoli esterni del bar Pascal, luogo simbolo degli incidenti di lunedì

I tavoli esterni del bar Pascal, luogo simbolo degli incidenti di lunedì

Bologna, 22 maggio 2019 – «Come stiamo il giorno dopo? Arrabbiati». I paraventi del dehors li hanno dovuti sostituire «Quello spaccato è giù in cantina» e i nuovi hanno le basi malferme. E poi le lampade danneggiate, «i tavoli graffiati» e i bicchieri che volavano con «gente terrorizzata che ci chiedeva di chiudersi dentro». Il Cafè Pascal è il simbolo della devastazione di due giorni fa, quando il contatto tra forze dell’ordine e manifestanti ‘antifascisti’ (FOTO), nel mentre del comizio di Forza Nuova in piazza Galvani, ha travolto anche lo spazio sotto il portico di via dell’Archiginnasio, il Pavaglione.

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Un tratto che sarebbe tra i 12 scelti come spot di candidatura a Patrimonio Unesco. Eppure anche quegli archi sono finiti nel frullatore della protesta, con i commercianti della via, alcuni storici come l’ultracentenaria gioielleria Veronesi, che hanno qualche cicatrice anche il giorno dopo. I danni veri li ha avuti il Pascal. Anche se il giorno dopo, a metà mattina, sembra quasi che non sia successo nulla. «Per forza, abbiamo pulito fino alle due dentro e fuori» spiegano dal bancone mentre frotte di turisti e giovani studentesse che ripassano chissà quale materia nelle vicine aule studio prendono il caffè. La proprietà deve fare ancora un inventario preciso dei danni. «Valuteranno poi a chi rivolgersi» spiega Ugo Kemayou, mentre serve due cappuccini. Sua moglie, Claudia Calcopietro, è la responsabile dello storico locale. «Non stacchi la calamita, è da esposizione, gliene do una nuova» dice con il sorriso a una turista inglese che stava portando alla cassa un tortellino da affiggere al frigorifero. «Non eravamo preparati e forse abbiamo sottovalutato la cosa – spiega la Calcopietro –. Ci diamo la colpa pure noi. Ma dovevamo essere meglio informati, incredibile vedere cittadini e turisti sconvolti».

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Ascom chiede un cambio di passo. «Premettendo il sentito ringraziamento alle forze dell’ordine per il loro importantissimo lavoro, diciamo che non è accettabile che le attività commerciali debbano pagare il conto del giorno dopo – incalza il direttore Giancarlo Tonelli –. Chiediamo che gli autori dei danni alle attività e alla città vengano identificati e condannati. Deve esserci uno spartiacque molto netto, anche per le manifestazioni politiche, tra chi si comporta correttamente e chi invece non rispetta la legge – continua Tonelli –. È ora di alzare i confini». Per Ascom non è stata secondaria la chiusura di alcune strade.

«Gli incidenti hanno condizionati i negozi e cittadini e turisti devono potersi muovere liberamente in città». Tornando alle attività di via dell’Archiginnasio coinvolte nel pomeriggio di scontri, la farmacia del Pavaglione esprime alcuni timori. «Abbiamo dovuto abbassare le serrande alle 6.45, hanno rovesciato dei vasi e c’era gente che voleva ripararsi – spiega la responsabile del banco, Stefania Mattatelli –. Ma noi siamo un presidio sanitario: possiamo chiudere? Certo che no. Si rifletta sull’opportunità di continuare ad autorizzare comizi in piazza Galvani. Noi non ci sentiamo sicuri». Sul Palazzo che affaccia invece sul sagrato di piazza Maggiore campeggia la scritta ‘Stato complice dei fascismi’. «Rammaricata» la storica bottega di gioiellieri Veronesi. «È un palazzo tutelato dalla Soprintendenza, questi fatti ci hanno lasciato un ricordo spiacevole, con quella scritta». L’assessore al Commercio, Alberto Aitini, provvederà a far cancellare le scritte in questi giorni.

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