Marlene Kuntz: trenta volte ’Catartica’

Il gruppo cult di Cristiano Godano fa tappa stasera al Tpo prima del tour estivo: "Quell’album era un sogno che si realizzava"

Marlene Kuntz: trenta volte ’Catartica’

Marlene Kuntz: trenta volte ’Catartica’

Per i Marlene Kuntz la prossima sarà un’Estate Catartica, da passare tutta sulla strada, con tappe pure al Bonsai di Bologna il 19 luglio e alla Rocca Malatestiana di Cesena il 16 agosto. Intanto stasera Cristiano Godano e compagni celebrano i trent’anni dell’album-cardine della loro discografia sul palcoscenico del Tpo di via Casarini e il 27 aprile del Mamamia di Senigallia. ’Fine della danza’ è il raccordo tra presente e passato. "Lo scrivemmo ai tempi di ‘Catartica’, ma alla fine rimase fuori dall’album e dalle antologie successive, così ci è sembrato giusto pubblicarlo per questo anniversario" racconta il frontman di Fossano. "Vedevamo quel nostro primo album come la realizzazione di un sogno dopo sette anni di gavetta e di cose che non accadevano. C’è da dire, però, che poi abbiamo lavorato duro per fare durare quel sogno più che si può".

Al tempo venivate assimilati a Sonic Youth vostro malgrado.

"Influì forse il fatto che io stesso nelle interviste li portavo come gruppo di riferimento. Riccardo (Tesio, chitarrista - ndr), che veniva dal metal, neppure li conosceva. La similitudine magari nasceva dalla passione per il noise e la forma prog di certe canzoni, che seguivano una certa costruzione e poi se ne andavano da un’altra parte. Fare certa musica in Italia rappresentava un po’ una follia, ma ne eravamo consapevoli".

Gli anni Novanta erano pure quelli del grunge.

"Quando uscì ‘Nevermind’ coltivavo quel sogno già da una decina d’anni. All’inizio l’attacco di ‘Smell like teen spirits’ mi sembrò addirittura banalotto, poi, però, mi resi conto che era pazzesco".

’Catartica’, ’Il vile’ e ’Ho ucciso paranoia’, i vostri primi tre album furono prodotti dall’etichetta del Consorzio Suonatori Indipendenti.

"Il rapporto con i Csi iniziò nel 1992 grazie al concorso musicale Rock targato Italia, che aveva come premio uno spazio nella compilation prodotta proprio dal bassista del Consorzio, Gianni Maroccolo. Otto canzoni in tutto. Eseguite dai primi otto classificati tra i sedici iscritti. Arrivammo noni… ma, vivaddio, i Rifiuti Solidi Urbani si tirarono indietro per motivi ideologici ed entrammo noi. Ecco perché consideriamo un po’ Maroccolo la nostra ‘chioccia’, l’uomo che fino a 6-7 anni fa è stato dietro a tanti i nostri progetti e con cui, pure adesso che siamo diventati adulti, manteniamo un rapporto di grande amicizia".

Qual è il vostro pubblico di oggi?

"A 57 anni, non mi aspetto una marea di ventenni, ma una platea di coetanei con i loro figli".

Nel 2012 giocaste la carta di Sanremo, con ospite Patti Smith. In questi dodici anni, mai avuto voglia di tornare?

"Sì, e l’ultima volta è stata un paio di anni fa. Puoi anche decidere di snobbarlo, ma nella musica c’è un gran bisogno della forza mediatica del Festival".

Chiedere ai Måneskin…

"In una intervista al Guardian, Damiano & Co. tra i riferimenti hanno citato pure noi, Afterhours e Verdena. Non riesco a spiegare il fenomeno, ma sono andato a vederli dal vivo… e spaccano".

Cosa c’è nella scaletta di questo vostro spettacolo celebrativo?

"Ovviamente ‘Catartica’ quasi per intero, ma anche altri brani dei nostri anni Novanta. Per fotografare bene l’approccio noise di allora. I sold out già incassati da questo nuovo giro di concerti dimostrano che la gente ci aspetta. E che quindi, a dispetto del sottotitolo, ‘Catartica 2024 - Complimenti per la festa! Una festa del ca**o’ non sarà una festa del…”.

Tanto questo tour primaverile che quello estivo, hanno una dedica particolare.

"Per il nostro ex batterista Luca Bergia (scomparso un anno fa - ndr). Nel 1989, finita la mia avventura con i Jack on Fire, fu lui a convincermi ad entrare nei Marlene. Dopo un paio di ‘avance’, ci trovammo ad un concerto torinese dei Public Enemy e, davanti all’insistenza, non seppi dire di no".

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