
Migranti, l’inferno di via Mattei: "Qui non si vive più: è una prigione"
Il portone di ferro dell’ex Cie di via Mattei si apre e si chiude. Un movimento continuo che ricorda una gattaiola, ma sembra una linea di confine che separa il mondo come lo conosciamo da un luogo a sé. I migranti hanno indetto un’assemblea per raccontare "una situazione insostenibile: in presidio, fuori dai cancelli, 100 persone gridano "liberté". Qualcuno ha paura, qualcuno no. Come Mamadou, uno dei pochi in grado di parlare italiano, che prende il megafono: "Non ce la facciamo più – racconta –. Siamo 800, più del doppio degli ospiti che il Mattei dovrebbe contenere. Dormiamo in spazi piccolissimi, anche in 8 o 9 persone: alcuni si sdraiano per terra, gli altri si sistemano in tendoni dove, dalle 7 di mattina, non è più possibile stare per il caldo, mentre la notte si muore dal freddo. Per mangiare dobbiamo aspettare in fila più di un’ora. Vorremmo lavorare, ma non abbiamo documenti e non possiamo ricevere cure mediche. Alcuni di noi sono qui da otto mesi, altri hanno addosso gli stessi vestiti di quando sono sbarcati in Italia. Qualcuno ci aiuti...".
I cronisti provano a capire se sia possibile mettere piede dentro l’ex hub. Ma non se ne parla. Per capire come sia la vita dentro al Mattei, ci sono solo le video-testimonianze (pubblicate su www.ilrestodelcarlino.itbologna): dormitori nei tendoni, con letti ammassati a un metro di distanza uni dall’altro, e bagni lerci, in stato pietoso, dove i servizi non sembrano più funzionare. "È una prigione, ma noi non abbiamo fatto niente: scappiamo dalla guerra e non vogliamo creare problemi", traducono i coordinatori.
I migranti continuano: "I ‘pocket money’ di pochi euro sono previsti, ma arrivano sempre in ritardo: dobbiamo ricevere ancora quelli di agosto. Le medicine scarseggiano, mentre non ci sono quasi più posti per i corsi di italiano". L’appello è verso questura e prefettura per accelerare i tempi e avviare il percorso di riconoscimento, con il rilascio delle impronte digitali, per arrivare finalmente al permesso di soggiorno. Ma l’invito diretto è al sindaco: "Lepore sta andando nei quartieri per contrastare il degrado, ma dovrebbe venire qui. Serve trasparenza". Il sit-in è terminato a mezzogiorno, ma la tensione si è alzata a cena, quando diversi carabinieri sono arrivati fuori del Mattei per placare gli animi. Il Coordinamento migranti su Facebook ha pubblicato una versione di quanto successo: "Una delle guardie di sicurezza privata addetta al controllo dei pasti ha aggredito con uno spray lacrimogeno un migrante, portato via in ambulanza – si legge nel post, che riporta anche un altro video dall’interno dell’ex Cie –. La distribuzione del cibo è stata interrotta e i migranti che il cibo viene buttato invece che darlo a chi non lo ha avuto". Una situazione insostenibile, come si sente ripetere.