Bologna, Montagnola. I Daspo si allargano a via Irnerio

L’annuncio del prefetto Piantedosi dopo la nostra inchiesta. “Combatteremo l’effetto spostamento degli spacciatori”

Il prefetto Matteo Piantedosi (FotoSchicchi)

Il prefetto Matteo Piantedosi (FotoSchicchi)

Bologna, 11 marzo 2018 – Non lascia, anzi raddoppia: «I Daspo non sono stati inutili, li difendo in modo convinto. Infatti siamo pronti a estendere il provvedimento alle zone limitrofe alla Montagnola, a partire da via Irnerio». Il prefetto Matteo Piantedosi, nel tracciare un primo bilancio dei Daspo a tre mesi dalla loro introduzione, vede il bicchiere mezzo pieno e annuncia che presto l’esperimento potrebbe toccare altri punti nevralgici della città.

Prefetto Piantedosi, il test effettuato dal Carlino alla Montagnola ha dimostrato che i pusher sono tornati in massa al parco.

«Voi avete fatto il vostro lavoro e io non ho alcun appunto da muovere, ma mi permetto di dire che non è tornato tutto come prima. Anzi, i dati dimostrano che i Daspo hanno avuto una certa incidenza in Montagnola. Non solo, dimostrano anche che l’impegno della forze dell’ordine è crescente, non c’è un allentamento della tensione in quell’area. La città deve sapere che noi ci siamo».

Però gli spacciatori sono sempre lì...

«Il fenomeno è complesso, nessuno ha la bacchetta magica. Finché ci sarà una grande domanda di droga, ci sarà molta offerta. Questo è il vero, grande problema. Però se guardiamo i numeri (i dati completi sono esposti nella pagina a fianco; ndr), vediamo che le persone identificate negli ultimi tre anni sono aumentate in modo esponenziale, così come quelle arrestate. Aggiungo che controlli dinamici sono più efficaci di un presidio fisso».

E sui Daspo?

«I numeri sono in netta crescita e le persone denunciate per inottemperanza al provvedimento sono circa una su sette. Questo significa che non è vero che tutti se ne fregano. I soggetti ‘daspati’ il problema se lo pongono, infatti assistiamo al ‘turnover’ in Montagnola e all’effetto spostamento nelle zone limitrofe, tipo via Irnerio».

Estenderete i Daspo anche lì?

«Sì, siamo pronti a farlo, a cominciare proprio da via Irnerio».

E le altre zone calde della città, come la Bolognina o piazza Verdi?

«Per quelle stiamo ancora valutando se introdurre i Daspo, non lo escludo. Ma il problema è più ampio, il fenomeno è complesso e richiede soluzioni complesse».

Tipo?

«Bisogna continuare a lavorare sulla scorta della strategia impostata dal ministro Minniti. I dati ci dicono che gran parte della piccola manovalanza dello spaccio è composta da cittadini dell’Africa sub sahariana. È perciò indispensabile riuscire ad espellere le persone che concludono negativamente il percorso dell’accoglienza. Chi non è in regola va rimandato nel suo Paese».

Problema arduo, in molti casi mancano gli accordi bilaterali.

«Vero, però bisogna pur dare una risposta al problema. Vanno ripristinati, sempre sulla scorta del lavoro del ministro Minniti, i Centri di permanenza per il rimpatrio (gli ex Cie; ndr). I dati sono impressionanti in questo senso».

Ovvero?

«Dall’hub di Bologna sono transitati, dall’estate 2014 ad oggi, ben 40mila stranieri. Poi smistati in tutta la regione. A Bologna è rimasto circa il 20%, considerando sia i regolari che gli irregolari. Bene, sapere quante persone sono state espulse nel 2016 e 2017? Mille. E sapete quante sono state effettivamente rimpatriate? Appena il 10%».

Un dato sconfortante.

«Un dato con cui però dobbiamo fare i conti, purtroppo. Una volta si arrivava al 50%. Perciò dico che vanno ripristinati i Cpr. Noi dobbiamo preoccuparci di integrare gli stranieri che hanno lo status di rifugiati, mentre dobbiamo riuscire a rimpatriare gli altri».

Tornando alla Montagnola e allo spaccio, ci sono casi di persone arrestate anche sei-sette volte e rimessi sempre il libertà...

«Vero. Qui il problema nasce dal quadro normativo. Chi spaccia droghe leggere, in modiche quantità, anche se lo fa ripetutamente commette un reato ‘lieve’, quindi non si può applicare la custodia cautelare».

Soluzioni?

«Su questo fronte c’è grande sinergia con il procuratore Amato e le forze dell’ordine e sono stati già assestati alcuni colpi. L’impegno della Procura è di alzare il livello, colpendo lo spaccio, non solo in Montagnola, con operazioni che mirano ai vertici della rete, non ai piccoli pusher. Così si smantella tutta l’organizzazione. È successo in estate con la polizia in Montagnola e di recente con i carabinieri in piazza Verdi. Questa è la strada giusta da seguire. Con l’impegno di tutti».

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