Morandi, l’uomo dietro la grande arte

Marilena Pasquali anticipa la prima vera biografia del pittore, in uscita in autunno. Oggi l’incontro ai Fienili del Campiaro, a Grizzana

Morandi, l’uomo dietro la grande arte

Morandi, l’uomo dietro la grande arte

Da personaggio a persona. Ovvero, riportare un maestro divenuto nel tempo una sorta di icona pop a una dimensione più intima, autentica e ‘scientifica’. Si potrebbe riassumere così l’obbiettivo che Marilena Pasquali, storica studiosa del pittore di via Fondazza, si prefigge nel nuovo libro ‘Morandi Vivo’ (editore Gli Ori) in uscita il prossimo autunno. Del volume, ancora in fase di scrittura, lei parla oggi alle 16,30 ai Fienili del Campiaro di Grizzana (che è, come si sa, luogo morandiano per eccellenza). "È una sorta di chiacchierata in anteprima – spiega –. Racconterò come è nato il libro, come è costruito e le difficoltà che ho incontrato". Pasquali, dal 1993 al 2001 responsabile del Museo Morandi allora collocato a Palazzo d’Accursio, è studiosa di lungo corso: ha curato epistolari, si è occupata di monografie, ha redatto cataloghi generali. L’ultimo libro, di un paio di anni fa, è dedicato ai rapporti fra Morandi e Montale. La critica d’arte, in passato al centro di varie polemiche legate all’autonomia e al trasferimento del museo, si è dichiarata da subito favorevole al trasloco dei quadri da MAMbo a Palazzo Pepoli.

Ricorda: "Le tre sorelle, quando nell’80 incontrarono il sindaco Zangheri, si dissero favorevoli alla realizzazione di un museo in un palazzo del centro. Maria Teresa preferiva Palazzo d’Accursio ma a un certo punto si pensò anche a Palazzo Fava. La scelta attuale risolve una situazione che si trascina da tempo".

Professoressa, perché ancora un libro su Morandi?

"Perché ho capito che c’era bisogno di una storia vera della sua vita. Continuando a leggere e ascoltare stupidaggini attorno alla sua figura, mi sono resa conto che un’autentica biografia non era mai stata scritta. Ho consultato fonti, documenti e testimonianza per dare notizie esatte e spesso inedite. La prima parte del volume racconta in dieci capitoli l’esistenza del maestro dalla nascita alla morte: nel primo parlo della sua famiglia di origine, nell’ultimo del suo funerale".

E cos’altro racconta?

"In una sezione del volume riporto documenti originali, come i testi di cinque interviste rilasciate nell’arco di un trentennio e do conto di dieci incontri con personalità di rilievo come Bacchelli o Brandi. Nell’ultima parte ho racchiuso le parole di Morandi tratte dagli archivi che ho consultato con cura. Sono frasi che riguardano, l’arte, la poetica, il metodo di lavoro, il distacco dal mondo".

Quale Morandi emerge da questa indagine?

"Un uomo che solo in parte corrisponde alla leggenda che lo circonda. Una persona che desiderava, certo, la tranquillità ma non disdegnava una compagnia intelligente. Non conosceva la meschinità, aveva attenzione verso gli operatori stranieri e mostrava grande disponibilità. Solo una grande arte produce un grande uomo".

Perché è diventato una sorta di brand della nostra città?

"Al di là del suo valore, ha saputo creare attorno alla sua figura una rete di relazioni importanti e lo provano i biglietti da visita trovati nella casa di via Fondazza dove i direttori dei più importanti musei evidentemente si recavano. Racchiudeva in sé il carattere bolognese, fatto da quel localismo in grado di aprirsi al mondo".

Cosa rappresentava Grizzana per lui?

"Il rapporto con la natura e il paesaggio. Ci andò nel 1913 a 23 anni , passò un lungo periodo di lontananza e infine decise di costruirsi una casa. Negli ultimi anni era soprattutto lì che dipingeva le sue nature morte".

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