Emiliani: "Il Giambologna è un po’ fiorentino... Così magari arrivano soldi dal governo"

Lo storico dell'arte ed ex Sovraintendente: "Un simbolo che va salvato" intervista di Luca Orsi Vuoi contribuire subito? Clicca qui per donare online con carta di credito o Paypal

Andrea Emiliani (Foto Schicchi)

Andrea Emiliani (Foto Schicchi)

Bologna, 24 marzo 2015 - «Il concetto di manutenzione delle opere d’arte «è scomparso dal nostro vocabolario. Purtroppo». Andrea Emiliani, storico dell’arte, nel 1988 – come soprintendente per i Beni artistici – ha diretto gli ultimi restauri della fontana del Nettuno, firmati Morigi-Nonfarmale.

Perché non si fa manutenzione? «Perché siamo abituati a considerare il restauro come la medicina miracolosa che risolve tutto». Invece? «L’inquinamento, i depositi sulfurei e carboniosi, il guano dei piccioni... Tutto fa danni, giorno dopo giorno». La manutenzione costa. «Costa di più il restauro cui si deve ricorrere a causa della mancata manutenzione». Bisogna fare appello ai privati. «È la strada giusta». Accadde anche nel 1988? «Non posso non ricordare l’intervento dell’Associazione degli industriali, presieduta da Giuseppe Gazzoni. Consentì di fare un ottimo lavoro, e un restauro pubblico». Quanto ai fondi pubblici? «Mah. Il restauro non dovrebbe costare moltissimo. Ma fondi pubblici ce ne sono ben pochi. A meno che...». A meno che? (ride) «Non passi il messaggio che, in fondo, il Giambologna è assai più fiorentino che bolognese. Cosa vera. Oggi, con l’aria che tira, magari da Roma arriva anche qualche soldo». Il ‘Carlino’ lancia una sottoscrizione. Che ne pensa? «C’è crisi, è vero. Ma questi sono temi per i quali la gente reagisce, appelli cui si risponde, per orgoglio di cittadini». In fondo, il Nettuno è, con le Due Torri, il simbolo di Bologna. «Da un lato, le Torri sono il simbolo della formidabile città romanico gotica. Dall’altro, il Nettuno è il simbolo della città che si rinnova, della città moderna». Siamo nel 1566... «La realizzazione della fontana del Giambologna conclude un gigantesco progetto urbanistico, coordinato dal prolegato cardinal Pierdonato Cesi, che costituisce il perno del centro della città moderna». Cosa è stato realizzato? «La ristrutturazione, negli anni della Controriforma, di tutta l’area intorno a piazza Maggiore. Con nuove edificazioni e ammodernamenti: l’Archiginnasio, il palazzo dei Banchi, Palazzo d’Accursio, palazzo Re Enzo, palazzo dei Notai. Nel mezzo, la bellissima fontana». Chi era Giambologna? «Uno scultore fiammingo, maestro straordinario. Che con il Nettuno, però, ebbe qualche problemino». Quale? «Qualche difficoltà di fusione». Perché? «A Bologna non c’erano fonditori esperti come a Firenze. E il grande formato della statua ha un po’ messo in difficoltà l’artista». In concreto? «Si vedono le giunture, le correzioni intervenute nella fusione, che non fu sublime. Ma il risultato finale è sotto gli occhi di tutti. Da allora, il Nettuno è un simbolo di Bologna. Un simbolo che va salvato».

di Luca Orsi

 

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