"No a politici indecisi E la scienza ritrovi l’etica"

Festival francescano, l’arcivescovo Zuppi a confronto con lo psicanalista Recalcati "Vinceremo la sfida della pandemia quando capiremo che l’altro non è il nemico"

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di Massimo Selleri

"Una politica debole e ondivaga rischia di essere pericolosa". E’ questa una delle sintesi a cui arriva il cardinale Matteo Zuppi. L’occasione è una nuova iniziativa del festival francescano, una serie di confronti a distanza tra persone che guardano le cose con una ottica diversa. Ieri pomeriggio era il turno dell’arcivescovo che ha dialogato con lo psicanalista lacaniano Massimo Recalcati. Il tema era ‘Fratelli tutti. L’impresa del diventare umani’, vale a dire una riflessione sull’ultima enciclica di papa Francesco. "In questi mesi di pandemia – ha spiegato Zuppi – abbiamo sperimentato la debolezza della politica nei confronti della scienza. La scienza deve fare il suo mestiere, e se ti dice che devi chiudere, tu devi chiudere, mentre in alcune occasioni abbiamo assistito ad una politica ondivaga e questo è ancora oggi un problema. Anche la scienza senza etica è pericolosa, perché rischia di perdere se stessa non avendo controlli. Abbiamo creduto nel progresso geometrico della scienza e il risultato è che abbiamo sopra la testa tanti ordigni nucleari. Sono scientificamente perfetti, ma non sono affatto un vantaggio per l’uomo".

Recalcati, con le sue ricerche, sta segnando una nuova era nella psicanalisi descrivendo come questo non sia più il tempo del narcisismo, ma quello di Telemaco, con i giovani che sulla spiaggia aspettano l’arrivo di adulti maturi che si assumano le loro responsabilità di genitori. Un aspetto da non sottovalutare quando arriverà il periodo del post Covid. "Vinceremo la sfida della pandemia quando penseremo che l’altro non è più un nemico – a parlare è sempre il cardinale – mentre se la politica perde l’amore e diventa solo calcolo e convenienza la sfida è persa. Come spiega bene papa Francesco nell’enciclica, non basta aiutare un anziano ad attraversare il fiume per essere in pace con la coscienza, ma bisogna costruire il ponte perché tutti gli anziani possano attraversarlo. La stessa cosa riguarda i poveri, non basta dare loro i soldi, ma bisogna trovare loro un lavoro. La carità non può essere ridotta solo all’assistenza, e questo è un discorso che vale per tutti e non solo per la Chiesa".

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