Officine Maccaferri, arriva l’ok dei creditori

Il 98% ha dato il via al piano di concordato, sentenza a giugno. Il manager Iasi: "Nessun licenziamento e conti positivi. Pronti al rilancio"

Sergio Iasi, cro (chief restructuring officer) di Officine

Sergio Iasi, cro (chief restructuring officer) di Officine

di Rosalba Carbutti

Oltre alla quiete, dopo la tempesta c’è il rilancio. Officine Maccaferri, la storica azienda dei gabbioni di Zola Predosa, quasi 3mila dipendenti nel mondo, ha incassato l’ok dai creditori al piano di concordato. Un via libera arrivato il 6 aprile con il 98 per cento di voti favorevoli, una maggioranza bulgara inusuale quando si parla di ristrutturazioni aziendali, che porterà per tutte le classi di creditori un rimborso medio del 35-40 per cento.

Un percorso, iniziato due anni fa, con l’entrata in scena di Ad Hoc Group, il gruppo di fondi capitanato da Carlyle che a fine 2020 ha vinto l’asta per rilevare Officine. E, oggi, grazie alla disponibilità all’aumento di capitale di 60 milioni di euro, verranno rimborsati i creditori.

Da qui, entro giugno si attende la sentenza del tribunale sull’omologa di concordato per chiudere poi la partita in autunno lasciando ’libera’ Officine Maccaferri, non più sottoposta a vigilanza.

Soddisfatto Sergio Iasi, cro (chief restructuring officer) di Officine, cooptato in cda per rimettere in carreggiata l’azienda: "La gestione passata ha compiuto errori, ma la società è migliorata e, nonostante la procedura di concordato, non c’è stato alcun costo sociale e l’azienda non si è ’piantata’, tant’è che ha retto anche a pandemia e guerra con tutti gli indicatori in miglioramento".

I dati 2021 sono, infatti, positivi: mezzo miliardo di fatturato con un ebitda di 50 milioni e anche i primi mesi dell’anno vanno nella stessa direzione.

Risultati che arrivano dopo anni matti e disperatissimi, "con un lavoro certosino che ha tenuto aperti tutti i canali di comunicazione, tenendo informate le banche passo passo sul concordato come anche i creditori", spiega Iasi che, tra l’altro, sottolinea come le banche aderenti continueranno a garantire supporto finanziario.

Prospettive rosee anche per il futuro. Sia per l’azienda sia per i lavoratori che – ci tiene a sottolineare Iasi – "sono rimasti con noi, nessuno è stato mandato a casa". Non cambieranno gli assetti neanche in autunno e "la sede resterà a Zola Predosa", al massimo spostandosi di qualche metro per garantire uffici più moderni.

Dal quartier generale nel bolognese (ad oggi ci sono una sessantina di dipendenti) presto partirà anche una campagna pubblicitaria per dare maggior visibilità "ai prodotti di Officine che – ricorda il cro – sono a basso impatto ambientale".

Segnale, questo, di come Officine Maccaferri, da pezzo pregiato dell’ex impero, prenderà una strada autonoma, ballando da sola. Del resto, i vari pezzi del gruppo della famiglia Maccaferri, dopo i guai giudiziari, sono tutti passati di mano (sia i vari rami di Samp, sia le società del comparto agricolo ed energetico), mentre Seci è fallita.

Per Officine Maccaferri, quindi, pezzo pregiato del gruppo allora guidato dai quattro fratelli Maccaferri, non resta che camminare da sola.

"Ma questa volta non sarà più un'azienda malaticcia, ma potrà correre come un atleta", conclude Iasi che anche dopo l’autunno rimarrà nel colosso di Zola Predosa, oggi guidato dall’ad Lapo Vivarelli Colonna.

 

 

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