Omicidio Balani, per la famiglia la vicenda è chiusa: "Le sentenze hanno già parlato"

Le parti civili sull’istanza di revisione del processo che portò alla condanna del commercialista Rossi

Il commercialista Andrea Rossi durante un’udienza del processo e Vitalina Balani

Il commercialista Andrea Rossi durante un’udienza del processo e Vitalina Balani

Bologna, 2 dicembre 2022 - Caso chiuso. "E basta parlarne". Perché, fanno sapere da casa Balani, "hanno già parlato anche troppo le sentenze". Le quali "non hanno lasciato dubbi", tradotto: Andrea Rossi è responsabile dell’omicidio di Vitalina Balani, condannato all’ergastolo in via definitiva. Stop. Dieci le parti civili ai quali è stato notificato il decreto di citazione a giudizio davanti alla Corte d’Appello di Ancona, chiamata a pronunciarsi sulla revisione del processo, richiesta dall’avvocato Gabriele Bordoni per il 54enne commercialista e padre di sei figli. Alcune di quelle parti oggi non ci sono più, decedute negli anni, altre hanno ’archiviato’ nella loro mente la tragedia, altre ancora non vogliono più sentire nominare il nome di Rossi. E hanno annunciato – a meno di novità nelle prossime settimane – che non si presenteranno il 16 gennaio davanti ai giudici marchigiani, facendo così saltare ogni tipo di contraddittorio.

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Omicidio Balani, le tappe della vicenda
Omicidio Balani, le tappe della vicenda

"Da parte nostra – spiega l’avvocato Francesco Cardile per alcune nipoti della vittima – la vicenda è chiusa, non ha più nulla da dire. Prove nuove per fare un nuovo processo non ci sono, basta leggersi le sentenze dei tre gradi di giudizio. Su questa tragica storia è stata già scritta ampiamente la parola fine". Sponda opposta, una cosa è certa: Andrea Rossi non è uno che si rassegna e dopo 15 anni di carcere continua a combattere. Nel tempo ha impugnato qualsiasi atto, ricorrendo addirittura alla Corte europea dei diritti dell’uomo, rivolgendosi nell’attesa pure al tribunale di Sorveglianza per strappare uno sconto di pena. Ma nulla. Oggi ecco la nuova mossa che se verrà accolta all’inizio dell’anno avrà del clamoroso.

Perché, spiega Bordoni che ha depositato un documento di oltre 70 pagine, "nuovi elementi, suffragati dall’evoluzione degli studi della medicina legale, ci sono e permettono di spostare in avanti di almeno sei ore l’orario della morte di Vitalina. Il mio assistito non poteva essere nella casa di via Battindarno (luogo dell’omicidio), perché si trovava a un convegno, in mezzo a decine di persone, lo proveremo". Poi le macchie ipostatiche su un braccio della vittima, anomale rispetto alle altre rinvenute sul cadavere al momento del ritrovamento. Dopo che l’autopsia dimostrò che la morte avvenne per strangolamento, le prime indagini avevano puntato sui badanti romeni della vittima. Ma sei mesi dopo, emersero degli ammanchi dai conti di Vitalina. Due milioni di euro, che la donna aveva dato da investire al commercialista Rossi, che considerava persona di fiducia. "Soldi mai più restituiti".

Quindi ecco il movente. Perché Rossi, raccontò un familiare nell’immediatezza dell’arresto, "non era solo il commercialista di Vitalina e dell’anziano marito disabile, Aldo Fabbiani, ma qualcosa di molto più. Un amico di famiglia". Per la famiglia della vittima, insomma, "tutto torna", perché quel prestito non venne investito nè restituito, e di fronte alle richieste della donna, lui perse la testa e la strangolò. Scrisse il giudice Maurizio Passerini, estensore della sentenza d’appello: "L’immagine con la quale Rossi ha sempre cercato di presentarsi, quella di persona tranquilla, proba, generosa, sempre pronta a correre in aiuto del prossimo, è assolutamente falsa. Il ritratto che esce dal processo – aggiunse – è in realtà quello di una persona che vive di inganni, animata da insaziabile cupidigia di denaro che subito dilapida". Un "lupo – concluse – travestito da agnello".

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