Omicidio Biagi, la fine dei brigatisti. Boccaccini presto tornerà libero

Il fine pena nel 2026, ma grazie alla buona condotta può ottenere un nuovo sconto: 3 mesi per ogni anno. Libera da tempo la Banelli che si pentì e cambiò identità. Restano in carcere con l’ergastolo gli altri

Roberto Morandi, Marco Mezzasalma e Nadia Desdemona Lioce

Roberto Morandi, Marco Mezzasalma e Nadia Desdemona Lioce

Bologna, 18 marzo 2022 - Il fine pena è fissato al 2026, ma Simone Boccaccini potrebbe lasciare il carcere di Alessandria molto prima usufruendo dello sconto previsto dalla legge per buona condotta. Cinzia Banelli, la ’compagna So’, invece il carcere l’ha lasciato da tempo: prima delle Nuove Br a pentirsi, dopo aver cambiato identità, di lei si sono perse le tracce. Diana Blefari Melazzi, Roberto Morandi, Marco Mezzasalma e Nadia Desdemona Lioce in cella vi resteranno a scontare l’ergastolo da irriducibili al 41 bis. Brigatisti condannati per aver assassinato Marco Biagi, il giuslavorista collaboratore del Governo di allora la sera del 19 marzo 2002. La notte in cui fu lasciato solo da uno Stato che non seppe proteggere il proprio servitore. Domani saranno vent’anni esatti ma quella ferita continua a sanguinare. "Dal punto di vista professionale – spiega Guido Magnisi, storico avvocato della famiglia del professore – c’è sempre stata in me amara soddisfazione, mentre da quello umano enorme sofferenza. Nel tempo non ho mai voluto entrare in altri aspetti se non considerando Marco un amico caratterizzato da un grande socialismo e da una grande fede in Dio".

Nadia Desdemona Lioce
Nadia Desdemona Lioce

L’omicidio

Quella maledetta sera Biagi scese dal treno attorno alle 20, inforcò la bici e pedalò verso casa, in via Valdonica. Nessuna scorta, nonostante da tempo la sollecitasse al Viminale, venendo però respinto e tacciato addirittura di essere un "rompic..." dall’ex ministro Scajola. Non poteva sapere che le staffette delle Br lo stavano seguendo passo passo perché proprio quel giorno avevano deciso di passare all’azione dopo mesi di preparazione del piano e sopralluoghi. Davanti al portone di casa, nel cuore del ghetto ebraico, alle 20,07 l’agguato: due uomini su un motorino con il casco integrale in testa e, a far da palo, un uomo a piedi poco lontano. Sei i colpi di pistola.

Roberto Morandi
Roberto Morandi

L’indagine

La rivendicazione dell’omicidio non tardò con i brigatisti che si fecero vivi ai giornali. La svolta investigativa arrivò il 2 marzo 2003, e per caso, quando Nadia Desdemona Lioce e Mario Galesi (che sparò a Biagi) furono fermati per un controllo sul Regionale Roma-Firenze. Nello scontro a fuoco morirono Galesi e il poliziotto Emanuele Petri, con la Lioce in manette. Pochi mesi più tardi ecco gli arresti di Diana Blefari Melazzi, Roberto Morandi, Marco Mezzasalma, Simone Boccaccini e Cinzia Banelli. Tra il 2005 e il 2009 le loro condanne diventarono definitive: quattro ergastoli a Lioce, Morandi, Mezzasalma, Blefari, la quale si suicidò il 31 ottobre 2009 a Rebibbia due giorni dopo la condanna definitiva. Vent’anni alla Banelli, che oggi vive in una località protetta dopo aver deciso di collaborare con la giustizia. La stessa che confessò che "se Biagi avesse avuto la scorta, non saremmo riusciti ad ucciderlo".

Cinzia Banelli
Cinzia Banelli

Ventuno gli anni invece a Boccaccini il quale a maggio 2019 ha usufruito di una diminuzione di pena di 10 mesi. I giudici dell’Assise d’Appello hanno infatti riconosciuto la continuazione fra i reati per i quali era stato condannato l’oggi 64enne in due sentenze: 21 anni a Bologna e 5 anni e 8 mesi a Roma per banda armata con un nuovo complessivo ricalcolato in 25 anni e 10 mesi che terminerà il 17 marzo 2026. Ma il carcere potrebbe lasciarlo anticipatamente godendo di un nuovo sconto (3 mesi ogni anno per buona condotta) previsto dall’articolo 54 della legge penitenziaria.

Marco Mezzasalma
Marco Mezzasalma

Scorta negata

Altre indagini nel ventennio puntarono sulla mancata scorta. Dopo l’archiviazione del fascicolo aperto nel 2002 contro questore e prefetto di allora, per cooperazione colposa nell’omicidio doloso, nel 2014 la Procura riaprì i giochi indagando l’ex ministro Claudio Scajola e Gianni De Gennaro, capo della Polizia e direttore centrale di pubblica sicurezza. "Se qualcuno ha sbagliato nel togliere la scorta a Marco Biagi – disse l’ex segretario del ministro, Luciano Zocchi, nel cui ufficio venne trovata la richiesta del giuslavorista di avere la protezione – lo ha fatto per superficialità". Arriverà la prescrizione a cancellare tutto. Ma non il risarcimento milionario per il quale lo Stato, nel 2005, è stato condannato a pagare per non essere stato in grado di proteggere un proprio servitore.

Diana Blefari Melazzi
Diana Blefari Melazzi

 

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