Marco Biagi anniversario, Sbarra: "Sognava tutele estese a tutti"

Il segretario della Cisl ricorda il giuslavorista ucciso dalle Br: "È un eroe del nostro tempo, morto perché voleva un Paese più moderno"

Il giuslavorista Marco Biagi

Il giuslavorista Marco Biagi

Bologna, 17 marzo 2022 - La Fondazione Tarantelli della Cisl commemora sabato Marco Biagi a venti anni dal suo assassinio: una comunanza che non è solo nella morte per mano dei terroristi. "Biagi e Tarantelli – avvisa Luigi Sbarra, numero uno della Cisl – sono eroi del nostro tempo, uccisi perché volevano un Paese più moderno, accomunati dalla stessa passione per l’Europa e per una maggiore coesione sociale ed economica. Convinti che la democrazia rappresentativa non si esaurisce nel rapporto tra istituzioni e partiti, ma che il contributo dei corpi intermedi è essenziale per il governo dell’economia".

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Qual è il lascito più profondo del pensiero di Biagi?

"Biagi ricercava costantemente il dialogo con le parti sociali e con la Cisl. Aveva colto con grande acume e lungimiranza le trasformazioni economiche e del mondo del lavoro; ma anche la necessità di una buona e contrattata adattabilità del sistema sociale rispetto alle rapide e profonde oscillazioni dell’economia globalizzata. Poneva sempre al centro le tutele da estendere a tutti, i diritti, la dignità del lavoro. Consapevole dell’importanza del dialogo sociale, era grande sostenitore del ‘primato’ delle relazioni industriali sulla legge, attraverso un ruolo responsabile delle parti sociali che resta l’elemento centrale per il rafforzamento del lavoro e per far crescere salari, qualità dei prodotti e produttività delle imprese".

I detrattori di Biagi hanno attaccato il suo Libro bianco , sostenendo che aprisse le porte alla precarietà del lavoro.

"Biagi era per un nuovo equilibrio che affiancasse alle nuove flessibilità condivise potenti strumenti universali di politica attiva. Leve rimaste solo sulla carta. Oggi la sfida è costruire quella rete, darle solidità, connetterla a un sostegno al reddito legato a programmi di riqualificazione e all’introduzione del principio della formazione continua come diritto soggettivo della persona. S’illude chi pensa che la precarietà sia abrogabile per legge, che l’organizzazione del lavoro, la rappresentanza o i salari possano essere stabiliti per decreto. La via per combattere la precarietà è migliorare le condizioni del lavoro, è nell’estensione delle tutele dei contratti collettivi, nel potenziamento del secondo livello, nell’inclusione nelle buone relazioni industriali dei nuovi lavori e nella battaglia senza quartiere a contratti pirata e sfruttamento".

Meno leggi e più contratti? O come si diceva nella tradizione Cisl: il contratto è la mia legge.

"Sì. Il meglio del giuslavorismo italiano è sempre venuto dagli accordi sindacali. Non dall’invadenza della politica o dalle sentenze dei magistrati. L’errore più grande compiuto dai governi negli ultimi decenni è stato quello di voler intervenire con le leggi sulle materie e sulle regole del lavoro, pensando che solo da queste scaturissero maggiore crescita e maggiore occupazione. Riforme calate dall’alto con misure legislative, che invece dovrebbero affermarsi nel confronto e nel negoziato autonomo e libero tra le parti sociali, imprese e lavoratori. Questa era anche la ricetta di Marco Biagi".

Un messaggio alla politica nel nome di Biagi?

"Se la politica vuole legiferare a favore del lavoro, si dia piena attuazione dell’articolo 46 della Costituzione sulla partecipazione e cogestione nelle aziende pubbliche e private. Cambiare il nostro sistema economico, dando forza alla democrazia economica è la vera sfida, il modo migliore anche per onorare la memoria e il sacrificio di tan ti giuslavoristi ed economisti uccisi barbaramente per aver indicato al paese un percorso riformatore alternativo al conflitto".

 

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