Omicidio Chiarini, sconto di pena al nigeriano perché "illuso e minacciato"

Il delitto dell'imprenditore di Castel San Pietro risale al 2017. La Corte d'assise: pena ridotta da 16 a 12 anni

Omicidio di Castel San Pietro, la villa in cui è avvenuta la tragedia

Omicidio di Castel San Pietro, la villa in cui è avvenuta la tragedia

Bologna, 30 maggio 2019  - Prima è stato 'illuso' sulla possibilità di essere aiutato a trovare un lavoro, poi si è sentito ridotto a "mero strumento di piacere sessuale", quindi è stato minacciato con insistenza e in modo ingiustificato con un coltello, con l'intimazione di andarsene. Sono le azioni che, secondo la Corte di assise di appello di Bologna, ha subito Desmond Newthing, nigeriano a processo per l'omicidio dell'imprenditore Lanfranco Chiarini. Un comportamento che lo avrebbe portato a reagire, uccidendo.

Per questo all'imputato è stata concessa l'attenuante della provocazione: aver reagito in uno stato d'ira determinato da un fatto ingiusto. Insieme all'assoluzione dall'accusa di rapina di una valigia con mille euro, questo ha portato a una riduzione della pena, da 16 anni a 12 anni e 6 mesi.

L'omicidio risale al 4 gennaio 2017 e avvenne nella casa dell'imprenditore 76enne a Castel San Pietro Terme. L'anziano fu ritrovato morto e Newthing, richiedente asilo in quanto omosessuale, fu fermato una settimana dopo.

La sentenza della Corte (presidente Orazio Pescatore, giudice a latere Luisa Del Bianco) ricostruisce i fatti del giorno dell'omicidio ricordando come l'imputato, difeso dall'avvocato Andrea Speranzoni, fu portato nella casa della vittima da Chiarini stesso - i familiari, parte civile, sono assistiti dall'avvocato Massimo Leone - "per ragioni di tipo sessuale, nonché illuso anche sulla prospettiva di aiutarlo a trovare un lavoro". I due litigarono quando Newthing si rifiutò di avere un rapporto, Chiarini gli disse di andarsene e Newthing, secondo i giudici, si sentì tradito nell'affidamento che riponeva in Chiarini, "sentendosi trattato solo come un oggetto sessuale". Inoltre il luogo era isolato e il nigeriano era a piedi e quindi "non appare fuori luogo e incomprensibile il rifiuto" opposto dall'imputato alla richiesta di lasciare la casa.

A quel punto, per i giudici, la situazione degenerò solo quando Chiarini andò a prendere un'arma e la minaccia "fu portata avanti insistentemente" tanto che l'anziano seguì Newthing e questi, per prendergli il coltello "dovette afferrarlo con forza ferendosi seriamente alla mano destra".

La Corte sottolinea le modalità "chiaramente aggressive e ingiustificate, in quanto agite nei confronti di chi, non più gradito, comunque non aveva tenuto condotte violenze e minacciose". Tutte azioni verso una persona nei cui confronti "in precedenza si sono avuti comportamenti di umana attenzione" e che "ben possono giustificare l'insorgere nell'imputato dello stato d'ira, che lo ha poi condotto alla commissione dell'omicidio".

A riprova dello stato di rabbia, per la Corte, c'è la violenza incontrollata del delitto, "rispetto a quanto sarebbe stato necessario per sopraffare una persona anziana e di gran lunga più debole", da parte di un uomo descritto "di indole normalmente mite". Il sostituto procuratore generale Valter Giovannini, che aveva chiesto la conferma della sentenza di primo grado, potrebbe presentare ricorso in Cassazione.

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