Omicidio di Gaggio Ergastolo a Ferrari "Uccise la cugina a colpi di fucile"

L’uomo, 72 anni, freddò la coetanea nel 2021 con un’arma a pallettoni. Il pm Gustapane: "Colpito dal suo atteggiamento gelido dopo il delitto". .

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Omicidio di Gaggio Ergastolo a Ferrari "Uccise la cugina a colpi di fucile"

Federica

Orlandi

Ergastolo. La Corte d’Assise presieduta dal giudice Pier Luigi di Bari ha accolto appieno le richieste della Procura con il pm Antonello Gustapane e ha condannato all’ergastolo Fabio Enrico Ferrari, 72 anni, per avere ucciso a colpi di fucile da caccia la cugina Natalia Chinni, 72 a sua volta, insegnante in pensione. Era il 29 ottobre 2021: la donna fu trovata senza vita dal figlio nella sua seconda casa a Santa Maria Villiana, frazione di Gaggio Montano, in Appennino. Proprietà che confinava con quella del cugino Ferrari, con solo una rete a separarne i cortili. Proprio mentre era china e intenta ad aggiustare quella rete, secondo le ricostruzioni dell’accusa, la Chinni fu raggiunta da sette colpi di fucile a pallettoni. La donna, ferita, tentò prima di raggiungere il cellulare in auto, ma siccome non prendeva si trascinò in casa, verso il telefono fisso. Morì prima di riuscire a raggiungerlo.

La sentenza pronunciata ieri pomeriggio ha evidentemente sposato questa tesi accusatoria: Ferrari, che attualmente si trova agli arresti domiciliari date l’età e alcune patologie, doveva rispondere di omicidio aggravato dai futili motivi (banali liti di vicinato) e di detenzione illegale di armi e munizioni, poiché nonostante fosse stato un cacciatore il porto d’armi gli era stato revocato. L’arma del delitto, però, non è mai stata ritrovata. La Corte ha stabilito una provvisionale di centomila euro ciascuno a favore del figlio e del marito della vittima, di cinquantamila invece per la sorella. I tre si erano costituiti parte civile assistiti dall’avvocato Mario Bonati. "Una sentenza giusta e prevedibile: ha tenuto conto di tutti gli elementi tecnici rilevati già in fase d’indagine grazie all’ottimo lavoro del Nucleo operativo dei carabinieri e della Procura che l’ha coordinato – commenta l’avvocato –. Resta il rammarico per questa morte assurda, da parte dei miei assistiti, che erano certi della colpevolezza di Ferrari".

Alla scorsa udienza, la Procura ha ripercorso il lavoro svolto in una lunga requisitoria. Lavoro che già nell’immediatezza del delitto portò a sospettare dell’odierno imputato. Già alle 4.30 di quella notte d’ottobre, "era evidente che la morte di Chinni fosse un omicidio, probabilmente da ricollegare a diatribe col vicino di casa Ferrari – così alla Corte il pm Gustapane –. Mi colpì poi il suo atteggiamento: mentre con medici e carabinieri lavoravamo attorno a casa sua e lui stesso poco prima aveva subito una perquisizione ed era stato sottoposto allo stub (l’esame che rileva le tracce di polvere da sparo, ndr), restava sotto casa impalato e rigido, impassibile, con lo sguardo nel vuoto". Interpellato quindi dal sostituto procuratore, Ferrari rispose "con tono gelido e scocciato, bofonchiando di non sapere nulla – così ancora il pm – e dimostrando di non provare alcuna emozione per la morte di Natalia Chinni, sua cugina e vicina di casa". Atteggiamento sospetto supportato poi dagli "elementi di prova gravissimi, precisissimi ed estremamente concordanti" rilevati dai carabinieri del Nucleo investigativo guidati dal comandante Giuseppe Nardò e diretti dalla Procura, e dai numerosi tecnici coinvolti, tra esperti medico-legali, balistici, fonici, psichiatri.

I giudici hanno infine respinto la richiesta di una misura meno afflittiva rispetto ai domiciliari avanzata dai difensori dell’imputato, Franco Oliva e Angelita Tocci, ritenendo che sussistano ancora esigenze cautelari nei suoi confronti. I difensori hanno annunciato l’intenzione di fare appello: le motivazioni sono attese tra 90 giorni.

Lo scorso aprile anche la moglie di Ferrari, Loredana Bicocchi, era stata condannata in abbreviato a un anno e quattro mesi per detenzione abusiva di armi in concorso con il marito.

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