Omicidio Reatti, la revisione è inammissibile. "Nessuna prova che scagioni la Bracciale"

Rigettata dai giudici di Ancona la richiesta della difesa di Sosò sulle ritrattazioni dei suoi complici. "Faremo ricorso in Cassazione, la verità verrà fuori"

Sonia Bracciale, ritenuta il mandante dell’omicidio del marito

Sonia Bracciale, ritenuta il mandante dell’omicidio del marito

Bologna, 23 aprile 2022 - La revisione del processo per Sonia ’Sosò’ Bracciale è dichiarata inammissibile. Nessuna "nuova prova", come richiesto dalla difesa, nessuna "nuova testimonianza ritrattata" verrà portata davanti alla Corte d’Appello di Ancona nel tentativo di ribaltare la condanna definitiva per la moglie di Dino Reatti, ucciso a sprangate davanti al suo casolare di Anzola nella notte tra il 7 e 8 giugno di dieci anni fa. "Aspetteremo di leggere le motivazioni – chiosa l’avvocato Gabriele Magno – per poi proporre il ricorso in Cassazione perché la verità deve venire fuori". Lei, Sosò, la grande ’mente’ dell’orrore secondo i tre gradi di giudizio, ieri non era presente fisicamente in tribunale, bensì collegata in videoconferenza dal carcere dove sta scontando 21 anni e due mesi per omicidio volontario in concorso. "Ma sono innocente", ha sempre ribadito con forza di fronte a un’accusa che all’opposto l’ha ritenuta il mandante dell’orrore. Di chi venne convinto ad agire materialmente quella notte: l’amico Gabriele Trombetta e l’allora nuovo compagno Thomas Sanna, condannati a 16 e 14 anni.

"NUOVE PROVE"

Davanti alla Corte di Ancona ci si è arrivati a gennaio scorso quando il lavoro dell’avvocato Magno era stato ripagato con l’accoglimento della richiesta di revisione dell’intero processo a carico della Bracciale. "Abbiamo nuove prove che dimostrano l’innocenza di Sonia – così il legale – non essendoci nessuna prova contro di lei". E gli ’assi’ in mano alla difesa partivano dalle "ritrattazioni di Trombetta – continua Magno –, il grande accusatore che dal carcere ha scritto diverse lettere alla mia assistita, e di Sanna. Le loro dichiarazioni ritrattate erano alla base della nostra richiesta di revisione e lo saranno in futuro. Ricordo che la Cassazione ha stabilito unanimemente, anche con pronunce recentissime, che quando si assumono delle testimonianze poi i testi devono essere escussi pubblicamente in aula. Cosa che non è avvenuto oggi in quanto la Corte d’Appello ha dichiarato l’inammissibilità della nostra richiesta di revisione".

Non è finita. Oltre a lettere e ritrattazioni, sul tavolo dei giudici di Ancona la difesa aveva messo anche un’interpretazione diversa delle intercettazioni ambientali registrate nella caserma dei carabinieri di Anzola. E la successione cronologica dei virgolettati, secondo la difesa Bracciale, dimostrerebbe che la donna, il giorno dopo l’omicidio, non sapesse ancora nulla e per questo motivo non avrebbe potuto organizzare in nessun modo l’atroce assassinio avvenuto con tubi metallici. "Dovevamo solo dargli una lezione ma non ucciderlo – hanno sempre dichiarato Trombetta e Sanna –, poi la situazione ci è scappata di mano". Fin dai primi interrogatori Trombetta confermò che Sonia non solo sapeva tutto, ma aveva anche pianificato il pestaggio assieme a loro.

"RIVISITAZIONE"

"Le nuove prove non esistono – dice soddisfatto l’avvocato Marcello Marasco, parte civile per le sorelle di Reatti, Angela e Renata –, il tentativo della difesa è stato semplicemente quello di una rivisitazione dei vecchi processi. Trombetta ha ritrattato? Che prova è? La ricostruzione delle ambientali? Tutto materiale già vagliato dai precedenti giudici. Quella donna è in grado di manipolare chiunque, l’ha sempre fatto. Mi aspettavo questa decisione della Corte d’Appello, l’ho sostenuto fin dall’inizio. Ora la difesa farà ricorso in Cassazione ma anche in quel caso non porterà a nulla". Tra novanta giorni le motivazioni, poi un nuovo round. Forse l’ultimo o probabilmente l’inizio di tutta un’altra storia.

di Nicola Bianchi

 

 

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