Omicidio Reatti Bologna: "Nuovi testimoni contro Sosò"

È pronto a presentarli nell’udienza di revisione l’avvocato Marasco, legale dei famigliari della vittima: "Le condanne si basano su fatti"

Sonia Bracciale, per tutti Sosò, è stata condannata a 21 anni per l’omicidio del marito

Sonia Bracciale, per tutti Sosò, è stata condannata a 21 anni per l’omicidio del marito

Bologna, 20 gennaio 2022 - "Gli indizi che hanno portato a una sentenza di condanna, ribadita in tre gradi di giudizio, non si basavano, esclusivamente, sulla testimonianza di Giuseppe Trombetta. E in questo nuovo processo avremmo modo di dimostrarlo di nuovo". A dirlo è l’avvocato Marcello Marasco, che rappresenta la famiglia di Dino Reatti, ucciso una notte di giugno di 10 anni fa, a sprangate, nel cortile della sua casa di Anzola.

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Per quel delitto, sono stati condannati in tre: gli esecutori materiali, Giuseppe Trombetta e Thomas Sanna, a 16 e 14 anni; e la moglie di Reatti, dalla quale la vittima si stava separando, Sonia Bracciale, detta Sosò, come mandante del delitto, a 21 anni e 2 mesi. Ora la ’vedova nera’, che si è sempre dichiarata innocente, attraverso il suo avvocato Gabriele Magno ha presentato istanza di revisione del processo. Una richiesta accettata dalla Corte di Appello di Ancona, che ha fissato l’udienza per il prossimo 15 febbraio.

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«Sicuramente la difesa è riuscita ad ottenere un bel risultato – commenta l’avvocato Marasco –, ma dubito che il nuovo materiale da loro prodotto basti a ribaltare l’esito di tre gradi di giudizio, che hanno concluso tutti per la colpevolezza della Bracciale. Pure se tenteranno di mettere in dubbio le prove raccolte dai carabinieri, cercando di far leva su una ‘virgola’ fuori posto nei verbali", spiega ancora il legale della famiglia Reatti.

Una famiglia due volte ferita, "c’è tanta amarezza, i miei clienti soffrono perché sanno come andavano le cose in casa di Dino, chi era a maltrattare chi", prosegue il legale. Che proprio sul punto è pronto a produrre "nuove prove, da presentare nel corso del processo, per contestualizzare il momento in cui è stato commesso il delitto, circostanziando, attraverso le parole di nuovi testimoni che siamo pronti a portare in aula, come stessero i rapporti tra Dino e la signora Bracciale, ben prima dell’omicidio. Una cosa va detta: lei non è una che si arrende, ma ci sono cose accadute e puntualmente ricostruite da carabinieri e Procura che non possono essere dimenticate. Come il fatto che avesse acquistato della benzina, il giorno prima dell’omicidio. Lei ha sempre detto che l’aveva comprata perché serviva al marito. Ma i loro rapporti erano ormai lacerati, perché avrebbe dovuto fargli un piacere? Quel combustibile serviva invece per dare fuoco al povero Reatti, se le sprangate non fossero bastate a finirlo".  

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