Bologna, omicidio al veleno, i giudici: "Asoli pianificò tutto e uccise con lucidità"

Condannato a 30 anni per l’avvelenamento del patrigno e il tentato omicidio della madre. "Una sequenza da film horror"

Alessandro Leon Asoli

Alessandro Leon Asoli

Bologna, 29 settembre 2022 - Lucido, come nello scegliere i guanti di lattice "per non lasciare tracce di sè sulla madre". Rabbioso, nei tre tentativi di ucciderla : con la pasta e con un bicchiere avvelenati e infine tentando di soffocarla. Accompagnando i propri gesti con "parole terribili: ‘ca..., perché non muori?’". Una "sequenza da vero film dell’orrore e un dolorosissimo, lungo, autentico dramma". Così la Corte di assise, presieduta da Pier Luigi Di Bari, descrive l’esperienza vissuta da Monica Marchioni, la donna vittima del figlio Alessandro Leon Asoli che il 15 aprile 2021, oltre a tentare di assassinarla, uccise il patrigno Loreno ’Lollo’ Grimandi. Avvelenati a Ceretolo di Casalecchio dopo aver mangiato un piatto di penne al salmone per cena, preparate dal figlio che utilizzò nitrito di sodio. Una quantità "esorbitante", "da impallidire". Grimandi, 57 anni, morì pochi istanti dopo, lei (un anno in più) si salvò, mentre il figlio – che le ha sempre addossato ogni colpa – a maggio è stato condannato in primo grado a 30 anni e ora la Corte lo descrive come "socialmente pericoloso".

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Centodue pagine di motivazioni della sentenza a tratti durissime che definiscono il ventunenne Leon "persona con una immaturità adolescenziale, con bugie raccontate e un vuoto di valori". E con una "buona capacità di manipolare il prossimo, a cominciare dalle persone che gli erano più vicine: parenti, fidanzate, amici".

Asoli, che quella sera insistette per preparare la cena minacciando verbalmente le future vittime di non entrare in cucina, secondo i giudici avrebbe pianificato tutto da tempo, la "risoluzione omicida" risalirebbe a fine marzo. Mentre di inizio aprile sono le ricerche e gli studi fatti su internet, che hanno portato all’acquisto del nitrito, ma anche di altre sostanze velenose, come bulbi di Gloriosa Superba. "Leon si documenta su internet, manifesta nei giorni precedenti tutta la carica di aggressività che sta crescendo nei confronti di quella ’madre di m... ’, di quella ’donna che mi ha rovinato la vita’ ". Ancora: "Camuffa il motivo per il quale acquista sostanze velenose in rapida successione. Crea un clima d’inferno in casa". L’atto ripercorre l’infanzia difficile: la separazione dei genitori, la vita con i nonni, i fortissimi contrasti con la madre e i litigi con il padre biologico, che si è sempre battuto per la sua innocenza, usato spesso "come bancomat". Fino a quella confidenza a una fidanzata: " vorrei anche io una famiglia perfetta o quasi ". Il pm Rossella Poggioli aveva chiesto l’ergastolo, ma l’Assise ha valutato le aggravanti equivalenti alle generiche, concesse per l’età e perché "senza nulla togliere alla sua responsabilità e all’assenza di significativi e rilevanti problemi di natura psichiatrica, la vicenda familiare aveva contribuito a non farlo maturare abbastanza". Per questo la decisione di un "fine pena con un tempo determinato", seppur nel limite massimo.

Il movente, che secondo l’accusa sarebbe stata l’eredità, per i giudici invece affonda «le radici nelle vicende di vita» , in una aggressività "per questa madre da cui si sente, oltre che trascurato, pressato", per lo studio, per il lavoro, per il suo atteggiamento parassitario, "e di cui finisce per pianificare la morte". Contro di lei agì "con grande lucidità", esplodendo "tutta la sua rabbia" solo dopo che, "per ben due volte, la donna sembra fargli fallire il piano (che comprendeva l’eliminazione di Loreno), prima non mangiando abbastanza pennette avvelenate e poi non bevendo il bicchiere attentamente preparato per la stessa con tanto nitrato di sodio".

Straziante il racconto della donna, il 16 marzo scorso in aula: " Continuava a dirmi ’perché non muori, ca...?’ mentre mi colpiva con calci e pugni e con i cuscini cercava di soffocarmi. Io lo imploravo: ’sono la tua mamma, ti prego fermati. Perché lo stai facendo?’, ma lui andava avanti ". La difesa ha già annunciato il ricorso in appello, così dovrebbe fare la Procura per il mancato riconoscimento dell’aggravante dell’eredità che, in caso di accoglimento, potrebbe voler dire addirittura ergastolo.

 

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