Paolo Piermattei, gli anni con Dalla e il suo primo album da solista

"Con Lucio dal 2001, lavoravamo nello studiolo e scrivevo canzoni per lui. Questo disco è un omaggio"

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Era una presenza costante, al fianco di Lucio Dalla, quella di Paolo Piermattei. Suo stretto collaboratore sino alla scomparsa, lo ha affiancato in studio di registrazione (il ‘leggendario’ studiolo sotterraneo di via D’Azeglio, dove furono ritrovati alcuni inediti) e nel lavoro con la sua società discografica, la Pressing. Ma era un autore, soprattutto, e adesso pubblica il suo primo album, ‘Le voci del piano di sopra’.

Piermattei, il suo incontro con Dalla risale a molti anni fa.

"Come tanti, feci ascoltare a Lucio un provino con le mie canzoni. Una, in particolare, La strada e la stella, gli piacque moltissimo, e mi chiese se poteva cantarla lui. Così iniziò la nostra collaborazione. Era il 2001, pochi giorni dopo eravamo nel suo studio alle Tremiti per inciderla".

Da lì, l’avvio di una lunga avventura artistica.

"Ho rivestito molti ruoli, assistente, discografico, curatore delle edizioni musicali, responsabile dello studiolo di via D’Azeglio, dove Lucio terminava la prima stesura dei suoi dischi. E continuavo a scrivere canzoni che Dalla voleva per sé. L’ultima, ‘Questo amore’, è stata incisa poco prima della sua scomparsa e inclusa in un album raccolta alla quale ha dato anche il nome".

Ora il suo interesse per la scrittura musicale ha fatto nascere un album interamente scittto e cantato da lei.

"‘Le voci del piano di sopra’ è immaginato come un omaggio all’universo culturale di Dalla. Molte delle canzoni provengono dagli anni al suo fianco, altre sono state scritte durante il periodo dell’isolamento per il virus. Periodi differenti, un denominatore comune. Sono piccoli ritratti di uomini e donne impegnati nella ricerca dell’amore. Una poetica minima che narra la vita di ogni giorno".

A cosa fa riferimento il titolo?

"Alla profondità dei sentimenti che spesso dimentichiamo, travolta da un vociare continuo che fa sottofondo alla nostra vita. Perdiamo il senso di una esistenza ‘normale’ a favore di una ‘normalità’ che si brucia nei pochi secondi di una foto postata su un social. Proprio come la confusione delle voci che ci arrivano da chi abita al ‘piano di sopra’".

Qual è la traccia più evidente lasciata dalla sua vicinanza con Lucio Dalla?

"Il suo approccio alla creatività, la sua idea di concepire la canzone. Quando eravamo in studio per la prima versione di un brano, Dalla, che era un meticoloso cesellatore, un ‘ingegnere’ quando pensava alla struttura di una composizione, cercava sempre soluzioni, che portassero l’ascoltatore in una ’zona confortevole’, dai contorni riconoscibili. Ma poi da questa zona deviava, grazie alla sua follia. Voleva che all’interno di ogni canzone ci fosse un’anomalia, che la melodia e i testi si evolvessero come non te lo aspettavi. ‘E’ questo il germe del successo’, mi diceva. Ecco, spero che quel germe ci sia anche tra ‘Le voci del piano di sopra’".

Pierfrancesco Pacoda

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