Patto anti-rincari Bologna, Gino Fabbri: “Un esempio a livello nazionale”

Il maestro pasticciere auspica che ’Ascom Alimentare’ faccia scuola: "Potremmo avere la forza di fare pressing sulle istituzioni"

Migration

 

Bologna, 12 giugno 2022 - Con la nascita di ‘Ascom Alimentare’ "Bologna può fare da apripista, a livello nazionale", afferma Gino Fabbri, maestro pasticciere di fama internazionale, che ha in bacheca la Coupe du Monde de la Pâtisserie , la coppa del mondo di pasticceria. Insomma, per Fabbri la nuova alleanza degli imprenditori della filiera alimentare nata in strada Maggiore 23, sede bolognese di Ascom, "potrebbe fare giungere a Roma la voce di Bologna, rappresentare un primo tassello per arrivare a creare una realtà analoga a livello di Ascom nazionale".

A cosa potrebbe portare questo progetto romano?

"Un ‘Ascom Alimentare’ che rappresenta centinaia di migliaia di operatori nel settore alimentare, dai grossisti al piccolo negozio al dettaglio, può diventare un punto di riferimento per le istituzioni".

Con quale obiettivo?

"Si potrebbe effettuare un pressing perché a livello di governo si attuino misure necessarie a sostenere la filiera alimentare in un momento in cui aumenti inspiegabili delle materie prime e delle bollette energetiche mettono in seria difficoltà la sopravvivenza di molte attività".

A quali misure pensa?

"Penso, per esempio, a un differente cuneo fiscale. Andrebbe a vantaggio dei dipendenti e concederebbe maggiore elasticità ai datori di lavoro nell’assumere. Penso anche che, nei nuovi contratti di lavoro, si potrebbe pensare ad agevolazioni, magari temporanee, legate al momento, che possano dare respiro a imprese, specie le più piccole, già provate da due anni di pandemia".

Tornando a Bologna, quale sarà il primo impegno di ‘Ascom Alimentare’?

"Si tratta, per il momento, di cercare di capire, mettendo in campo e riunendo tutte le energie e le competenze di chi opera nei settori food e ricettività, che cosa sta succedendo con questa guerra dei prezzi. Che è determinata da situazioni che non sono ben chiare a nessuno".

Lei che idea si è fatto?

"Mi pare evidente che siamo di fronte ad aumenti non spiegabili se non con manovre speculative. Perché non si può spiegare che, di punto in bianco, dal mercato spariscano alcune materie prime. È una situazione che vola sopra le nostre teste. Basti ricordare che, l’anno scorso, la Cina aveva già acquistato oltre il 50% delle risorse mondiali di grano, riso, soia e mais. È chiaro che oggi ha il peso per spostare le quotazioni sui mercati di tutto il mondo".

Lei ha una certa esperienza nel suo settore. C’è mai stato un momento simile?

"Lavoro in pasticceria da quasi 60 anni e non ricordo una situazione del genere. Magari in certi periodi mancavano i soldi, ma mai le materie prime. Per non parlare dei prezzi: non è normale che il burro, per dire, aumenti del 40% nel giro di 24 ore".

C’è poi il caro bollette.

"Le utenze, anche per le imprese, sono più che raddoppiate rispetto al 2021. Ma sono andati alle stelle anche i prezzi degli accessori, per esempio gli imballaggi in cartone".

Come si riflette, questo, sul prezzo finale al consumatore?

"Se il prezzo del prodotto finale rispecchiasse gli aumenti reali a monte delle produzione, finiremmo fuori mercato. Per esempio, noi abbiamo aumentato il caffè di 10 centesimi, e le brioches di 20. Aumenti che non coprono minimamente nemmeno il costo delle materie prime. Allora, per assorbire i rincari e non farli ricadere sul cliente, si cerca di razionalizzare il lavoro, si smette di produrre (o si rinviano) determinati prodotti, si rivedono le spese".

 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro