Percy, la graphic novel: "Ho fatto ‘Da sola’"

L’artista presenta le tavole tratte dal suo ultimo lavoro "Racconto le dicotomie inventate dall’uomo"

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di Benedetta Cucci

I testi sono liberamente tratti dai diari di Vaslav Nijinsky, le architetture sono le più iconiche del Brutalismo, il genere umano è messo in croce e una giovane persona che vuole sfuggire alle classificazioni, in prigione. Questo è Da sola di Percy Bertolini, graphic novel (molto autobiografica) uscito nelle librerie lo scorso 29 novembre (Diabolo edizioni) e, da ieri, in forma di percorso immersivo per immagini (le grandi tavole andate poi in stampa sono state dipinte), video e suoni alla Maison 22 in via Miramonti 4, dove si potrà vedere fino a domenica. L’artista anconetana ha studiato alla nostra Accademia: non fumetto però, a quello ci è arrivata da sola. Info: bilbolbul.net.

Bertolini, perché il suo personaggio ha metà del corpo rivestito di pelo?

"Gli umani sono tutti pelosi, ma se lo dimenticano, come si dimenticano di essere degli animali. Dalla dicotomia inventata uomo-bestia nascono poi tutte le disparità di potere. Una di queste asimmetrie di potere è quella dell’umano sull’animale e il mio personaggio è il più subordinato, perché tra animale-umano e animale-non umano è metà animale-non umano, quindi inferiore. Tra uomo e donna è identificato dagli altri come femmina, quindi inferiore: non ha il ‘male privilege’ e vive in un mondo patriarcale. Tra adulto e bambino è inferiore, perché è più nell’età del bambino: non ha documenti, non ha la maggiore età, non ha soldi. È l’essere più sfortunato del mondo".

È un’adolescente.

"Sì e quindi in una transizione da un’età a un’altra, né carne né pesce. Credo invece che tutta la vita debba essere una continua trasformazione".

L’adulto perde questo senso. "Non lo so, perché non sono mai diventata adulta. Credo che ci sia un grosso fraintendimento sulla parola crescere, perché da noi diventare adulti significa normarsi, non prendersi delle responsabilità o trovare il proprio posto nel mondo".

Lei non ha studiato fumetto, ma questo è diventato il suo mezzo d’espressione?

"È una delle poche arti in cui puoi fare tutto da solo, senza scendere a compromessi con altri. Mi piace inserire forme d’arte differenti, del resto ho studiato fotografia, grafica, pittura e poi illustrazione e scultura".

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