Polizia, è bufera sulle mascherine rosa

L’accostamento ’della discordia’ ha sollevato più di qualche polemica. Il Sap: "Questione di uniformità cromatica alla divisa"

Due poliziotti di pattuglia a Bologna

Due poliziotti di pattuglia a Bologna

Bologna, 15 gennaio 2022 - Dimmi di che colore hai la mascherina e ti dirò chi sei. Ormai, la mascherina è diventata d’altronde un tuttuno con il nostro abbigliamento. Quell’accessorio che non meritavamo, ma di cui abbiamo (ancora) sicuramente bisogno. Qualcosa da portare sempre con sé, per necessità più che per scelta, come il portafoglio, il cellulare o le chiavi dell’auto. Proprio per queste caratteristiche intrinseche che la pandemia si è portata dietro, non è senza fondamento la richiesta di "dispositivi uniformati alla divisa" sollevata ieri dal Sap (sindacato autonomo di polizia) nell’opporsi alla fornitura di mascherine rosa arrivate dalla struttura commissariale anche in città da qualche giorno e che sempre ieri hanno sollevato diverse polemiche a livello nazionale.

"Non è una questione di colore – scandisce Tonino Guglielmi, segretario provinciale del Sap –, sarebbero potute essere anche verdi, fucsia o gialle. Il punto è che dopo due anni, come Sap ci teniamo a chiarire che la polizia di Stato necessiti di mascherine Ffp2 uniformate, anche dal punto di vista cromatico, con la nostra divisa. E non la prima tipologia che c’è a disposizione. I primi tempi della pandemia come Sap abbiamo finanziata la fornitura, quando ancora non si trovavano nemmeno le mascherine. Ora, dopo due anni – continua Guglielmi –, ci sembra legittimo chiedere mascherine ad hoc".

Niente a che vedere insomma "con polemiche di genere o questioni di ’machismo’ che non ci interessano, ci macherebbe altro – chiarisce il segretario del Sap –. Tant’è che le mascherine rosa infatti non verranno buttate. Saranno tuttavia destinate a chi svolge il lavoro d’ufficio o in borghese. Non quando il personale di polizia sarà in servizio in divisa. Ribadisco, non è questione di pregiudizi di genere, ma di uniformità alla divisa, per l’immagine che deve trasmettere la polizia di Stato".

Una coincidenza insomma che siano state sempre le mascherine rosa, chirurgiche in quel caso rispetto alle Ffp2 consegnate alla polizia, ad accendere un primo dibattito in tempo di primarie, quando l’adesso sindaco Matteo Lepore scelse proprio questo colore per caratterizzare i dispositivi di sicurezza indossati da lui e dai propri sostenitori. Un accessorio divenuto con la campagna elettorale ben presto un simbolo in città. Partito da un ’promemoria’, da quando l’instagrammer Cristina Fogazzi regalò a Lepore la prima chirurgica perché "così ti ricordi cosa voglia dire essere donna tutti i giorni", poi diventato bandiera per lo staff del candidato dem e quindi universale riconoscimento ed etichetta ’leporiana’. Ma in questo caso si trattava "di una scelta personale, sull’uniforme noi chiediamo una scelta, anche cromatica, uniformata per tutto il personale – conclude Tonino Guglielmi –. Che sia nera o blu, non importa, ma non colori sempre diversi e distanti da queste tonalità".

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