Bologna, 22 aprile 2016 – Otto anni e otto mesi a Roberta Tattini, assolto invece il marito. E’ questo l’esito ‘bolognese’ dell’udienza preliminare del processo Aemilia, che ha svelato crimini, affari e legami dei boss della ’ndrangheta calabrese in Emilia.
Dura la condanna inflitta alla consulente dei boss, bolognese doc: Tattini, 42 anni, era accusata di aver gestito gli affari del clan calabrese Grande Aracri.
L’inchiesta del pm della Dda Marco Mescolini, affiancato dai colleghi Beatrice Ronchi ed Enrico Cieri, coordinati dal procuratore capo Roberto Alfonso, è la più importante mai fatta in regione sulla criminalità organizzata.
Nel dettaglio, per la Procura la Tattini avrebbe fatto da intermediario in una trattativa riguardante denaro sporco fra il clan e altri appartamenti alla criminalità operante fra la Costa Azzurra e la Liguria.
Poi avrebbe curato un investimento nell’energia eolica a Cutro, avrebbe proposto al braccio destro del boss la partecipazione a un progetto per costruire un impianto per la produzione di insulina in Calabria, e avrebbe aiutato Nicolino Grande Aracri (il boss) ad acquisire beni provenienti dal fallimento della società Rizzi Spa di Verona. Infine, nel marzo 2012, l’ormai famoso incontro con il boss nel suo studio di via Santo Stefano, da lei poi tanto esaltato al telefono con un amico: «Il boss, il sanguinario. Un grande onore incontrarlo».
Quello stesso giorno il boss fu fotografato, trionfante, mentre camminava davanti a San Petronio.
Il marito, Fulvio Stefanelli, è stato invece mandato assolto dalle accuse.
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