"Sarti Antonio: ecco le 33 indagini perdute"

Loriano Macchiavelli parla del libro che raccoglie una serie di racconti ’ritrovati’ pubblicati su riviste e giornali dagli anni ’70 al 2008

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"Sono contento".

Contento?

"Contento. Perché finalmente posso tornare nella mia casa di Monteombraro".

Il lockdown l’ha fatto...

"A Bologna. Con mia moglia siamo rimasti bloccati qui: proprio il giorno della chiusura stavamo andando su, ci hanno fermato i carabinieri e hanno detto che Modena era diventata zona rossa".

Loriano Macchiavelli, l’uomo che ha creato Sarti Antonio nel lontano 1974 e da quel giorno non ha mai smesso di raccontarne le ’gesta’. Le gesta di un eroe normale in una Bologna spesso anormale.

Macchiavelli, ora esce ’33 indagini per Sarti Antonio’, che pubblica SEM. Una raccolta di racconti rari, bizzarri, perduti, ritrovati...

"Sì, erano disseminati in tante di quelle riviste, anche in quotidiani, alcuni li pubblicò [FIRMA]il Resto del Carlino. I curatori sono stati molto bravi. si parte direi dal 1977 e si arriva al 2008. Se dovesse andare bene, seguirà un’altra raccolta...".

Andrà bene, no?

"I lettori italiani non amano tanto i racconti".

Se li è riletti tutti questi 33 racconti?

"Comincio ad annoiarmi a leggere Macchiavelli... comunque sì, in linea di massima".

E cosa ha pensato?

"Dai primi agli ultimi si notano i cambiamenti: nei personaggi, nei comportamenti, anche nella topografia di Bologna. Una sorta di viaggio nella macchina del tempo. In uno si parla delle manifestazioni all’epoca del piano di recupero del centro storico voluto da Cervellati, con le proteste in via Santa Caterina delle famiglie che dovevano sgombrare".

E come è cambiata questa città nel bene o nel male?

"Io non la frequento più come in quegli anni. Allora la mia vita era legata strettamente alla città, facevamo il teatro di piazza, partecipavo alle manifestazioni, ero calato in una vita culturale molto vivace... oggi non ho più il termometro della città. Cambiata in bene o in male? Non te lo so dire".

Il questurino Sarti Antonio come la vive Bologna?

"Sto scrivendo un romanzo, forse l’ultimo di Sarti ma del resto dico sempre che ’questo è l’ultimo’, comunque racconto lo stesso la città ma non è più come la raccontavo allora. Semmai mi soffermo sulla sua storia, per esempio quella di un palazzo, per esempio Palazzo Sampieri, non racconto la città che vedo oggi. Del resto sempre più spesso le avventure di Sarti Antonio cominciano qui poi trasmigrano da altre parti. Trovo tutte le scuse per portarlo fuori".

Tra le righe si può leggere una sorta di disinnamoramento...

"No, le voglio sempre bene anche se spesso ne ho scritto male perché mi dispiaceva vedere cose che non mi tornavano. A partire dal 1990 l’ho abbandonata per motivi miei personali. Sarebbe come chiedere a Guccini di parlare delle osterie di oggi".

Tra i 33 racconti uno che alla rilettura l’ha colpita?

"Uno ambientato nei giorni del ’77, che parla dell’uccisione di Francesco Lorusso: si sente ancora il dolore per quello che stava accadendo".

Il Sarti Antonio televisivo ancora oggi, a tarda ora,si vede sui canali Rai digitali.

"Gianni Cavina è stato geniale, dopo quei telefilm quando scrivevo pensavo a lui".

A chi si è ispirato realmente?

"A nessuno, non l’ho mai descritto fisicamente. Anzi, forse a qualcuno all’inizio mi ispirai: un poliziotto. Una volta lo sento sbottare ’ancora di servizio notturno anche domani! C’ho il catetere e mi tocca andare fuori’. Il catetere per Sarti Antonio forse era troppo così gli ho fatto venire la colite".

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