NICOLETTA TEMPERA
Cronaca

Scheletro al Parco Nord di Bologna, trovato documento di Biagio Carabellò

I resti individuati da alcuni operai che stavano pulendo la zona dalle sterpaglie. La Procura ha disposto l’esame del Dna per confermare che si tratti del quarantaseienne scomparso

La polizia durante il recupero dei resti trovati nel fossato al Parco Nord

La polizia durante il recupero dei resti trovati nel fossato al Parco Nord

Bologna, 24 marzo 2021 - Quei poveri resti, riemersi tra le sterpaglie del Parco Nord, potrebbero essere di Biagio Carabellò. Nel tratto del parco nei pressi dell’Estragon, ieri mattina una ditta era impegnata nella pulizia di un fossato, distante dalla strada e nascosto tra i cespugli incolti. Erano circa le 10 quando il lavoro si è interrotto: un cranio, spuntato tra la sporcizia e l’erba secca, ha richiamato l’attenzione degli operai. Che subito hanno allertato la polizia. Volanti, Squadra mobile, Scientifica e poi vigili del fuoco e medico legale, per tirare fuori il resto di quello che, un tempo, era stato un uomo. Completamente scarnificato, impossibile da identificare senza un esame del Dna.

Aggiornamento Biagio Carabellò, nuova indagine per omicidio

Ma dalle ricerche effettuate dagli agenti nel fossato dove sono stati trovati i resti, è emerso qualcosa di fondamentale: un giaccone, con dentro un documento di Biagio Carabellò. Che aveva anche una protesi dentaria, come quella ritrovata ieri. Dettagli preziosissimi, ma che ancora non bastano per avere la certezza matematica che quelle ossa siano del quarantaseienne, scomparso dalla Bolognina il 23 novembre del 2015. Cinque anni e mezzo di mistero, di indagini, di dubbi. Se gli accertamenti tecnici disposti dalla Procura - il pm di turno è Elena Caruso - confermeranno i sospetti, un primo tassello di questo terribile puzzle potrà essere ricomposto.

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Lo spera l’avvocato Barbara Iannuccelli che ha rappresentato, e rappresenta, i famigliari di Biagio: "I cadaveri parlano sempre – spiega la legale –. Aspetto la dichiarazione ufficiale, non so ancora se si tratti con certezza di Biagio. Ma certo, il luogo è vicino alla Bolognina, a dove lui è scomparso. All’epoca, le ricerche si concentrarono in particolare a Villa Angeletti, proprio nei pressi di un canaletto dove si ipotizzò potesse essere stato nascosto il corpo". Le indagini sulla scomparsa di Carabellò erano state condotte dai carabinieri del Nucleo investigativo, coordinati dal pm Stefano Orsi. Che, a settembre 2018, aveva chiesto l’archiviazione del caso. Perché non era emerso "nessun elemento concreto, oltre al semplice sospetto", riguardo all’ipotesi che il quarantaseienne fosse stato vittima di un omicidio. Mancava, in particolare, il corpo.  

E il ritrovamento dello scheletro di ieri mattina, in questo senso, potrebbe dare una svolta concreta alle indagini. Chiuse senza indagati, ma con con tanti dubbi e sospetti. Legati, in particolare, a un ricco testamento. Quello di Elisabetta Filippini, la compagna di Carabellò morta nel 2010. Proprio attorno a quell’eredità si è infatti sviluppata l’inchiesta parallela della Procura, che ha portato alla condanna, a due anni, di Simona Volpe, amica della defunta Elisabetta, per aver prodotto un falso testamento dove indicava se stessa come beneficiaria. Un altro documento, dove invece immobili e denaro venivano intestati a Carabellò, era stato trovato, nel 2016, nella stanza dello scomparso dalla sorella Susanna.

E quel ritrovamento aveva fatto scattare gli accertamenti sul testamento prodotto dalla Volpe. Anche dopo, la stanza di Biagio aveva continuato a parlare: il suo giaccone, un Woolrich, riposto nell’armadio, era stato analizzato dai Ris, che vi avevano trovato tracce di sangue. I sospetti degli inquirenti si erano quindi concentrati sulla Volpe, per un possibile movente economico, e sul coinquilino del quarantaseienne, A. S., "persona con precedenti giudiziari connotati da condotte violente", scriveva il pm Orsi nella richiesta di archiviazione. Un uomo che avrebbe potuto trascendere in "condotte omicidiarie (benché preterintenzionali) in danno al mite Biagio", ipotizzava il magistrato, "nel corso di un eventuale litigio (magari causato da piccoli attriti generati dalla quotidianità di una coabitazione difficoltosa anche sotto il profilo economico". Tanti sospetti, ma nessuna "prova concreta". Ora però c’è un corpo, pronto a parlare.  

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