Spaccio Bologna, la nuova mappa dopo l’addio alla Montagnola

Ripulito il parco, i pusher si sono riorganizzati. Ecco le strade dove si torna a vendere droga

I Giardini Fava, una delle centrali dello spaccio in città

I Giardini Fava, una delle centrali dello spaccio in città

Bologna, 10 marzo 2019 – La Montagnola «è pulita», annuncia il questore Gianfranco Bernabei. Gli spacciatori non ci sono più e ora le famiglie possono godersi il parco ritrovato, spiega il questore, ma non per questo il problema della droga, in città, è scomparso. I pusher si sono riorganizzati, e nonostante i 105 arresti della polizia nel 2018 tanti sono ancora in strada. Anche se non più (o quasi) in Montagnola.

LEGGI ANCHE Droga Bologna, via San Sigismondo regno dell’eroina

Le vicinissime vie Irnerio, del Pallone, Maroncelli, Alessandrini sono tra le nuove aree in cui i pusher – per lo più gambiani, ghanesi e nigeriani – hanno riorganizzato il loro giro di spaccio, soprattutto di marijuana. Buona parte si è spostata fino all’asse piazza Verdi-Aldrovandi e nelle vie più centrali della zona universitaria, dove si ‘divide’ la piazza con i nordafricani, che hanno il monopolio delle droghe più pesanti (hashish, eroina, cocaina).

FACCHINI_37068766_104544
FACCHINI_37068766_104544

E poi, dopo un periodo in cui il problema sembrava in parte argianato, lo spaccio è ora tornato con prepotenza nell’area tra Bolognina e Navile. Piazza dell’Unità e via Ferrarese, l’area attorno alle ex Officine Minganti e all’ex caserma Sani, via Fioravanti, la zona della Trilogia, via del Battiferro: sono solo alcune delle piazze preferite dai pusher, che spesso nei paraggi abitano anche, sfruttando i capannoni o le fabbriche abbandonate – si pensi agli ultimi due sgomberi, nel giro di un mese, all’ex Alstom in via di Corticella, in cui tutte le persone identificate avevano precedenti per piccolo spaccio –, quando non è possibile farsi ospitare da conoscenti o, anche, da clienti che sperano di assicurarsi così la propria dose quotidiana.

Qualcosa di simile a quello che accade anche poco oltre, in San Donato: via Beroaldo è zona per lo più gestita dai gambiani, mentre un discorso a parte si può fare per il Pilastro, dove nordafricani, est-europei e italiani gestiscono la fornitura, destinata cioè ai pusher che si dedicano poi microspaccio. In un recente blitz dei carabinieri, sono stati rinvenuti, nascosti nelle buchette della posta di vari condomini, 700 grammi di sostanza stupefacente.

Ma chi sono gli spacciatori che fino a qualche tempo fa si sarebbero potuti definire ‘della Montagnola’? Molti, si è detto, sono centrafricani, per lo più – come ha evidenziato anche l’operazione della Squadra Mobile ‘Pusher 3’, culminata pochi giorni fa in dieci ordinanze di custodia cautelare in carcere – nigeriani e gambiani. Solo una piccola parte dei pusher arrestati o denunciati sono irregolari sul territorio, molti sono ospitati in strutture di accoglienza o da poco usciti dal programma; diversi vengono da fuori città, attratti dalla clientela potenzialmente più vasta offerta dal capoluogo, per lo più da Modena e Ravenna, dove sono ospitati da altre strutture di accoglienza, ma anche da Reggio, Ferrara, Parma, dalla provincia e pure da fuori regione (soprattutto dalla Lombardia). Veri e propri ‘pendolari’, con residenze e domicili indefiniti, collegati tra loro da una rete dovuta anche solo alle conoscenze personali.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro