Spedizione punitiva al Savena Scontro fra bande, 4 arresti

Il ventenne marocchino, ferito alla gamba con più colpi di machete e armi da taglio, aveva rischiato di morire dissanguato. Era accaduto il 31 agosto scorso al parco vicino a via Genova, al Savena, e la vittima, soccorsa, aveva alla fine riportato 30 giorni di prognosi. Nell’immediatezza, quella violentissima aggressione era stata descritta dallo stesso ventenne come una rapina, visto che gli erano stati portati via portafogli e cellulare. Ma la Squadra mobile è riuscita a individuare gli autori di quella che, a tutti gli effetti, adesso appare come una spedizione punitiva legata a invasioni di campo in fatto di spaccio.

Quattro connazionali del ventenne, tre uomini e una donna, sono stati arrestati l’altro giorno, su disposizione del gip Sandro Pecorella che ha accolto la richiesta di misure cautelari in carcere presentata dal pm Domenico Ambrosino. Richiesta che si è basata sul certosino lavoro di indagine della polizia. Che, la sera dell’aggressione, aveva ascoltato subito una ventina di testimoni, e che aveva poi avviato accertamenti sulle immagini della videosorveglianza presenti nella zona prima e sul traffico telefonico dei sospettati, una volta individuati, poi. È emerso così che la vittima e il suo gruppo di amici da qualche tempo erano in contrasto con i quattro connazionali finiti alla Dozza. Un contrasto, a dire dei protagonisti, dovuto al fatto che la donna che li ospitava, anche lei marocchina, li aveva cacciati di casa perché non pagavano l’affitto. Ma che, in realtà, pare più legato alla difesa dei propri spazi di spaccio. Si sarebbero così create due fazioni: quella del ventenne e i suoi amici, e quella dei quattro indagati, schierati a loro dire in difesa dei diritti dell’altra donna.

Una partita che si era giocata già due volte, prima dell’aggressione di via Genova: ai primi di agosto, con una violenta lite verbale di fronte al Consolato marocchino; e il 28 dello stesso mese in una rissa al Parco nord, in cui ad avere la peggio era stato uno degli odierni indagati, un trentaduenne che sarebbe dovuto essere a casa, perché già gravato dalla misura dei domiciliari per spaccio. Quella scazzottata, in cui l’uomo era stato ferito allo zigomo, sarebbe quindi il vero movente della spedizione punitiva di via Genova, dove i quattro, stando a quanto ricostruito dalla Mobile, sono arrivati in auto, hanno individuato la vittima e hanno colpito, prima di fuggire nello stesso modo. Una dinamica confermata da intercettazioni e celle telefoniche, che hanno agganciato, passo passo, gli spostamenti dei quattro. Tutti gravitanti in zona Bolognina. Tutti, esclusa la donna, con precedenti per spaccio, consumati anche in quella piazza del quartiere Savena dove è avvenuta la spedizione punitiva. Una piazza di spaccio da difendere, anche a costo di finire in carcere, come è accaduto, con un’accusa di rapina e lesioni gravi aggravate.

Nicoletta Tempera

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