Stazione spaziale cinese, l'esperto. "Caduta tra il 28 marzo e il giorno di Pasqua"

Germano Bianchi del Radiotelescopio di Medicina, nel Bolognese. "La stiamo monitorando, i passaggi sono da ovest verso est"

L'Italia fotografata dalla Stazione spaziale internazionale

L'Italia fotografata dalla Stazione spaziale internazionale

Bologna, 23 marzo 2018 - La caduta della stazione cinese Tiangong-1 era prevista dopo Pasqua, ma una tempesta geomagnetica improvvisa ha abbassato l'orbita dell'oggetto spaziale e attualmente i frammenti dell'oggetto spaziale potrebbero schiantarsi sulle superficie terrestre tra il 28 marzo e il primo aprile.

Fra l'altro, gli ultimi rilevamenti indicano come area a maggior probabilità di collisione quella di Amatrice e dei territori colpiti dal terremoto. È soltanto un'ipotesi avanza dai centri incaricati di monitorare la traiettoria della stazione, fra cui anche il radiotelescopio di Fiorentina, a Medicina. La stazione cinese Tiangong-1, lanciata nel 2011, e fuori controllo dal 2016, è grande, per intenderci, quanto un appartamento da 60 metri quadrati, e, a contatto con l'atmosfera terrestre, si dividerà in frammenti.

Germano Bianchi, coordinatore del gruppo tecnico del radiotelescopio di Medicina ha partecipato all'incontro a Roma con la protezione civile: “I centri incaricati di monitorare la stazione sono tutti d'accordo sul fatto che la caduta è anticipata rispetto al previsto. Si parla soprattutto del primo aprile, il giorno di Pasqua, o il sabato precedente. La caduta in Italia- fa il punto Bianchi -? Le probabilità erano dell'1 per mille e ora sono lievemente aumentate, ma restano sempre minime, ma i passaggi sono da ovest verso est e questo significa che, essendo l'Italia così stretta, potrebbe anche cadere in mare".

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Le previsioni, comunque, possono cambiare di giorno in giorno. "È difficile essere precisi. Il nostro lavoro è quello di monitorare di continuo la traiettoria”, prosegue il coordinatore. Il radiotelescopio di Medicina è un osservatorio  che si trova a 30 chilometri da Bologna ed è gestito dall'Istituto di Radioastronomia dell'Inaf (istituto nazionale di astrofisica). La struttura ospita due strumenti: la grande Croce del Nord (di proprietà dell'Università di Bologna) e una antenna parabolica da 32 metri di diametro. Di recente l'osservatorio si è specializzato nel prevedere la caduta della cosiddetta spazzatura spaziale come ad esempio i satelliti.

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