Funerale Stefano Biondi, l'ultimo abbraccio al cantore del Bologna

In tanti nella chiesa di Santa Maria della Misericordia: da un'ampia rappresentanza rossoblù fino ai colleghi della stampa. Don Mario Fini: "Sapeva giocare di squadra"

Tantissimi i presenti al funerale di Stefano Biondi

Tantissimi i presenti al funerale di Stefano Biondi

Bologna, 14 maggio 2022 - La squadra, anzi, le squadre che lui aveva la straordinaria capacità di mettere tutte d’accordo. La chiesa di Santa Maria della Misericordia, in Piazza di Porta Castiglione, ha faticato a contenere l’affetto, l’amore e la riconoscenza per Stefano Biondi, storico cronista del Carlino, scomparso mercoledì all’età di 64 anni.

Nella chiesa c’erano veramente tutte le squadre che Stefano ha attraversato e raccontato nel corso degli anni anni, con la sua verve, con la sua capacità di raccontare e raccontarsi, con l’idea di arrivare a un dialogo, pur partendo da posizioni differenti. Don Mario Fini, che ha celebrato la funzione, ha ricordato il Biondi giovane parrocchiano, coinvolto e interessato al percorso di crescita e giocatore di pallacanestro, come lo stesso Stefano amava raccontare agli amici. Il compito di tirare le fila, alla fine, e di tracciare un ritratto perfetto della personalità di Stefano Biondi - “uno che prima pensava al prossimo, poi a se stesso, se c’era tempo” - è toccato a Lorenzo Sani, compagno di scrivania di una vita, negli uffici di via Enrico Mattei 106, nella redazione de il Resto del Carlino.

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Ma per l’ultimo saluto a Stefano, prima della traslazione nella tomba di famiglia, a Dozza Imolese, dove riposa anche il papà Dino, c’erano veramente tutti. C’era l’amministrazione comunale della città (la Bologna di Stefano) con l’assessora allo sport e al bilancio Roberta Li Calzi, con tanto di fascia tricolore in rappresentanza del sindaco Matteo Lepore. Il Bologna rappresentato non solo dall’ad Claudio Fenucci e da Marco Di Vaio, ma anche dal labaro del club, con alcuni ragazzi delle giovanili. Non poteva mancare Carlo Caliceti che prima di entrare nell’ufficio comunicazione del Bologna Fc aveva condiviso tante giornate al seguito del Bologna come giovane cronista. C’erano anche gli ex rossoblù Fabio Poli, Franco Colomba, Gianluca Pagliuca con il figlio Mattia, Marco De Marchi, Beppe Signori (che dedicherà il suo docufilm proprio a Biondi) e Jonatan Binotto. E ancora gli ex presidenti Renzo Menarini, Francesca Menarini, Alfredo Cazzola con Alessandro Guidi, l'ex allenatore rossoblù Renzo Ulivieri con la moglie Manuela.

E ancora Giovanni Consorte, artefice di una delle rinascite rossoblù, l’ex magnifico Rettore Ivano Dionigi. Il manager di Lucio Dalla, Tobia Righi, l’attore e regista Orfeo Orlando, Giorgio Bonaga, Mattia Grassani, legale di fiducia del club rossoblù. E ancora il mondo della pallacanestro con Renato Villalta, Nino Pellacani, Stefano Dall’Ara, Andrea Tedeschi. L’ex presidente del Coni delle Due Torri Renato Rizzoli, Roberto Mugavero, ovvero Minerva Edizioni (che ha appena ripubblicato ‘La fabbrica del duce’ di Dino Biondi con prefazione di Stefano), l’ex dirigente rossoblù Stefano Pedrelli. C’erano tutti i giornalisti che con Stefano hanno condiviso un percorso: la Repubblica, il Corriere dello Sport-Stadio, il Corriere di Bologna, la Gazzetta dello Sport, l’Ansa, le radio, Sky e le televisioni private (Rete7, Trc). C’era il suo Carlino con il direttore Michele Brambilla, amico d’infanzia e il vice direttore Valerio Baroncini. C’erano gli ex direttori Giancarlo Mazzuca, Paolo Giacomin, Beppe Boni e Beppe Tassi. C’era gli amici delle redazioni che Stefano, con la sua bonomia e la sua parlantina, aveva frequentato dagli anni Ottanta fino al 2018, quando era andato in pensione. Ma c’erano anche le generazioni successive che da Stefano hanno avuto la possibilità di imparare tanto. C’erano i tipografi, i proti, i grafici di via Mattei, perché Stefano aveva sempre una parola per tutti e l’argomento Bologna e quello sportivo erano comunque un passepartout per cominciare a sorridere e discutere, in allegria. C’era tanta gente “semplice”, lettori che nel corso degli anni si erano appassionati nell’affrontare il tema Bologna Fc (ma non solo) con la prosa sempre graffiante, ma altrettanto garbata di Stefano. C’erano la moglie Sabrina e i figli Pietro e Barbara. “C’è anche Stefano - dice durante l’omelia don Mario Fini -, perché se siamo qui è perché dobbiamo ringraziare il Signore per il dono che ci ha fatto attraverso la personalità e l’umanità di un cronista che sapeva giocare di squadra”.

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