Stupri e botte alla moglie a Bologna, undici anni per il processo

I fatti contestati denunciati nel 2011, ma sono arrivati in tribunale solo nel 2022 Il marito orco, condannato a 6 anni e 6 mesi, è intanto scappato all’estero

La donna è stata vittima, nel 1997, anche di tentato omicidio da parte del marito

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Bologna, 1 giugno 2023 – Per anni l’ha riempita di botte. L’ha costretta a subire rapporti sessuali, anche davanti ai loro bambini. E mai, negli anni dopo il divorzio, ha versato un solo euro di alimenti per il mantenimento dei figli. È durata ben più di vent’anni l’odissea di questa donna, costretta dalla famiglia a sposarsi "perché da noi si fa così". Ha subito in silenzio violenze e abusi. Poi, quando finalmente ha trovato la forza per denunciare il marito, un tunisino di 56 anni, ha atteso per oltre undici anni che la giustizia si muovesse. E adesso che il marito orco, difeso dall’avvocato Alexandro Maria Tirelli, è stato finalmente condannato, la sua resta una vittoria a metà. Perché lui, saputo della sentenza, è scappato all’estero. E difficilmente tornerà in Italia per pagare il suo conto con la giustizia.

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La vicenda, paradigmatica di quanto sia distante la teoria dalla pratica quando si parla di violenza sulle donne, è iniziata nell’ottobre del 2011, quando lei, dopo essere finita al pronto soccorso a causa delle percosse subite dal marito, spinta dai sanitari si è decisa a denunciarlo. Ha raccontato di un matrimonio quasi forzato: "Come si usa un po’ da noi – spiegava in denuncia – lui mi ha visto, è un nostro parente, e mi ha chiesto la mano. Io non ero d’accordo, ma è andata così". Lei aveva 13 anni. Compiuti i vent’anni i due si erano sposati. E subito dopo le nozze erano iniziati i maltrattamenti. L’uomo era stato arrestato per la prima volta nel 1997: lei aveva partorito da appena due mesi il loro primo figlio e lui aveva tentato di ucciderla, sbattendole la testa sul pavimento fino a farla svenire. Ma lo aveva perdonato. Ed erano tornati a vivere insieme, concependo un altro figlio e acquistando casa, con un mutuo.

Una relazione contraddistinta da abusi e violenze. Culminati a settembre del 2011, quando l’uomo l’aveva costretta a forza di botte ad avere più rapporti sessuali, urlando ai figli che erano nell’altra stanza: "Sentite? Sto stuprando vostra madre". Era stata la goccia. Lei aveva denunciato ai carabinieri gli abusi, circostanziati dai referti ospedalieri, aveva preso i figli ed era andata via, in una casa protetta. Dove, assistita dall’avvocato Alfonso Marra, ha atteso che la giustizia si muovesse. Ha atteso tanto, troppo. Il processo per quegli abusi (l’uomo era imputato per violenza sessuale e per il mancato versamento degli alimenti a moglie e figli), è iniziato soltanto a marzo del 2022 e si è concluso, con una sentenza di condanna a sei anni e sei mesi, a marzo scorso. Il collegio, presieduto dal giudice Mirko Stifano, ha accolto tutte le contestazioni mosse dalla parte civile, condannando il tunisino anche a pagare una provvisionale di 20mila euro alla vittima. Ma questa condanna, probabilmente, non verrà mai scontata: perché il cinquantaseienne, appreso dell’esito del procedimento, è fuggito in Francia. Lei, intanto, in questi anni ha perso tutto: ha dovuto crescere i figli senza un solo aiuto, con sforzi immani, e la casa dove vivevano, non potendo sostenere le spese del mutuo da sola, è andata all’asta. "La pena mi lascia soddisfatto perché contenuta – il commento di Tirelli –: i fatti purtroppo sono accertati e stiamo valutando se appellare la sentenza".

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