Stupro Bologna, adesca disabile sui social. La invita a casa e la violenta

Accuse pesantissime per un ventunenne che si difende: "Non c’entro". Il consulente: "Il racconto della ragazza, 18 anni, è attendibile". Inchiesta chiusa

La vicenda venne denunciata in primavera ai carabinieri dalla mamma della giovane

La vicenda venne denunciata in primavera ai carabinieri dalla mamma della giovane

Bologna, 9 dicembre 2021 - Prima l’avrebbe conosciuta sui social, poi inviata a casa e tra quelle quattro mura l’avrebbe violentata. Ad appena 18 anni – compiuti da un mese – e gravata di un importante deficit cognitivo. Ora però per lui, un ventunenne bolognese, è arrivato il conto salatissimo della Procura, l’avviso di fine indagine – che solitamente prelude alla richiesta di giudizio – dove gli addebiti contestati sono devastanti: violenza sessuale aggravata dalle condizioni di inferiorità psichica della vittima e dalla sua condizione di momentanea limitazione della libertà personale. Accuse che il ragazzo, difeso dall’avvocato Stefania Mannino, ha sempre rimandato al mittente chiedendo di essere sentito per fornire la sua verità.

Pesaro, sesso al parco col ragazzino: arrestato IL CASO I due giovani, lei maggiorenne da un mese, lui tre anni in più, si erano conosciuti su Instagram all’inizio della primavera scorsa e da quel momento avevano iniziato a chattare. Fino a quando il ventunenne ha deciso di invitarla a casa "con il pretesto di guardare un film". Era il pomeriggio del 3 maggio. Scrive il pubblico ministero Luca Venturi, nell’atto di fine inchiesta, che all’improvviso l’indagato avrebbe iniziato a palpeggiarla, per poi denudarla e "costringerla a subire un rapporto sessuale". Con la vittima rimasta immobile e sotto choc. Uno stato d’animo proseguito nei giorni successivi, quando si è chiusa in se stessa e non faceva altro che piangere. "ATTENDIBILE" Sarà la madre, pochi giorni dopo i fatti, a metterla alle strette per farla parlare, chiederle cosa fosse accaduto e il motivo della sua disperazione. Ne verrà fuori un drammatico racconto, subito messo nero su bianco davanti ai carabinieri, che la diciottenne riuscirà ad esternare con fatica e coraggio anche con un compagno di scuola. Una testimonianza ritenuta credibile anche dallo psicologo forense nominato dalla Procura, secondo il quale "le criticità" della ragazza, affetta dalla nascita da una "fragilità cognitiva" e seguita a scuola da un’insegnante di sostegno, "non inficiano, a parere dello scrivente, l’idoneità a rendere testimonianza". Credibile, attendibile e coerente, come ha spiegato anche il suo avvocato, Mattia Finarelli: "Il racconto della mia assistita è confermato dalle dichiarazioni della madre e da quello del suo compagno di classe. Una rievocazione dotata di plausibilità e logicità, sufficientemente ricca di dettagli". Una ricostruzione accolta ora anche dalla Procura.

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