Terremoto Bologna, l'esperto. "Le sabbie della pianura Padana non ci proteggono"

Marco Savoia, docente dell’Alma Mater: "Il terreno morbido amplifica il sisma"

Marco Savoia, docente di tecnica delle costruzioni all’Alma Mater

Marco Savoia, docente di tecnica delle costruzioni all’Alma Mater

Bologna, 16 gennaio 2019 - Costruita al sicuro, sulle sabbie della pianura Padana, un ‘cuscino’ fra la città e il terremoto. Tutto da rivedere. «Fino a qualche tempo fa si credeva che i terreni alluvionali, esattamente come quello su cui sorge Bologna, fossero in grado di assorbire i movimenti e le rotture delle faglie sismiche, oggi si è scoperto che è esattamente il contrario». Marco Savoia, docente di tecnica delle costruzioni all’Alma Mater e presidente del Comitato tecnico scientifico della Regione in materia sismica, fa il punto della situazione.

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Come influisce sulle scosse quindi il terreno bolognese?

«Si è scoperto qualche anno fa che più il terreno è ‘deformabile’ – cioè morbido –, più il sisma viene amplificato, con una sorta di effetto fionda. L’intera pianura Padana come sappiamo è alluvionale, e uno strato abbastanza spesso riveste le faglie collocate a grande profondità».

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Quanto sono concrete quindi le probabilità di un nuovo terremoto?

«Quasi l’intera regione, come anche la città di Bologna, è classificata come zona sismica di livello 3, ovvero a rischio medio-basso, su una scala da 1 a 4, dove 1 rappresenta il massimo. Ciò vuol dire che l’area è soggetta a fenomeni di minore intensità, ma non è detto che la loro frequenza sia bassa».

Inevitabile ripensare al terremoto del 2012 in Emilia: se la regione è sostanzialmente ‘sicura’ dal punto di vista dei fenomeni sismici, come hanno fatto i danni a raggiungere tale portata?

«Innanzitutto dobbiamo pensare che le aree a basso rischio sismico sono sempre molto popolate; oltre a questo c’è una normativa antisismica, diventata obbligatoria in tutta la Regione solo dopo il 2008».

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Questo cosa comporta?

«Fino a quell’anno solo nelle aree a rischio 2 - parte dell’Appennino e della Romagna sud-orientale - gli edifici venivano progettati all’origine seguendo criteri specifici. Questo fa si che praticamente tutta la pianura sia rimasta fuori e ora ci sono costruzioni di cui non si conosce il livello di sicurezza».

Con gli adeguamenti a che punto siamo?

«Dal 2010 sono diventati obbligatori per tutti gli edifici strategici, grazie a un piano decennale di adeguamento finanziato dalla Regione e dallo Stato».

Per i privati, se qualcuno volesse togliersi dei dubbi sulla sicurezza della propria casa?

«Il mio consiglio è quello di rivolgersi a un tecnico. Ci sono anche delle agevolazioni fiscali grazie al ‘Decreto sisma bonus’ che permettono a chi esegue lavori di adeguamento di recuperare fino all’80% della spesa».

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