
Sessanta donne in gravidanza oggi, alle 11, si collegheranno via streaming con le ostetriche del Sant’Orsola che le accoglieranno in ospedale nel momento del ricovero. È la partenza dei corsi pre parto on line ai tempi del Coronavirus, con le regole del distanziamento sociale.
"Da noi questo tipo di incontri rappresenta un’antica tradizione – spiega il professor Gianluigi Pilu, direttore della Clinica ostetrica dell’università – e ora che non possiamo organizzarli qui abbiamo pensato a questa opportunità che la tecnologia ci offre. I corsi sono molto importanti, soprattutto per le donne al primo parto: non sanno che cosa capiterà loro e si trovano in una situazione di comprensibile apprensione".
Maria Antonietta Graziano coordina l’attività ostetrica di medicina dell’età prenatale. "Pensare a tante donne chiuse in casa con il loro pancione ci faceva stare male. Prima di Pasqua una donna che aveva un cesareo programmato mi telefonava quasi ogni giorno: il marito era negli Stati Uniti – ricorda – e lei si sentiva sola. ’Qual è il problema? Ci sono io’, l’ho rassicurata. E appena ha partorito abbiamo girato un filmato, subito inviato al marito. Il nostro ruolo è anche questo". E oggi ostetriche e future mamme si potranno conoscere. "Partiamo con il primo contatto interattivo – sottolinea Graziano – non proiettiamo un video, ma siamo lì pronte a rispondere alle domande. Iniziamo con la presa in carico, il travaglio, il parto e l’allattamento, poi ci mettiamo a loro disposizione. Il secondo incontro ci sarà la settimana prossima. A maggio sono previsti collegamenti con altre donne".
Prima del Coronavirus, il programma prevedeva sei incontri. "Sì, era una situazione diversa – ammette l’ostetrica – e adesso mi dispiace che non posso abbracciare tutte le gestanti. Però, in questo periodo in cui la presenza in reparto dei mariti è limitata, è come se la maternità fosse tornata a un rapporto tra donne, come accadeva trent’anni fa, quando ho iniziato, e l’ostetrica era un punto di riferimento fondamentale. Ora i papà vengono chiamati in sala parto solo nella fase finale del travaglio per motivi di sicurezza e, in almeno due occasioni, ho notato che la donna non ha sentito il bisogno di far entrare il suo compagno durante il parto. Allo stesso tempo, la figura maschile è diventata più rispettosa nei riguardi della donna. A volte, condividere tutto, non rende responsabili".