"Un abito chiaro per non dimenticare Ustica"

Amanda Sandrelli martedì al Museo della Memoria con un recital che parte dagli oggetti delle vittime.

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di Claudio Cumani

Ci sono nove grandi casse nere attorno al relitto del Dc9 Itavia ricostruito da Christian Boltanski all’interno del Museo della Memoria. Contengono gli oggetti quotidiani appartenuti alle vittime, scarpe, occhiali, vestiti. Oggetti che possono essere osservati dai visitatori soltanto nelle piccole foto di una ‘Lista di effetti personali’ che è diventata quasi un simbolo per l’identificazione dei corpi scomparsi nell’oscurità del mare. Amanda Sandrelli quelle foto le ha viste e ne è rimasta impressionata. E allora, accogliendo l’invito della presidente dell’Associazione parenti delle vittime di Ustica Daria Bonfietti, ha deciso di pensare a uno spettacolo che fosse al contempo una testimonianza poetica e un’invocazione di verità. Ci ha lavorato a lungo, chiedendo a Massimo Salvianti di scrivere un testo e a Rita Marcotulli di immaginare una partitura sonora da improvvisare durante il racconto. È nato così L’abito chiaro, lo spettacolo che apre martedì alle 21.15 la breve stagione di Attorno al museo nel parco della Zucca e la cui registrazione è già andata in onda su Rai-Radiotre il 27 giugno, giorno del quarantennale della tragedia. "Il testo è uno sfogo, un accavallarsi di pensieri, domande tante, risposte pochissime", scrive l’autore.

Sandrelli, cosa racconta ‘L’abito chiaro’?

"Una storia necessaria perché, come sostiene Daria Bonfietti, il teatro ha sempre dato voce alle storie e non solo alla cronaca. Durante la narrazione verranno proiettate le immagini di tanti oggetti, da questo vestito chiaro ormai ingrigito a un copricostume a fiorellini fino ad un paio di zoccoli, proprio per cercare un senso a quello che è accaduto. Non c’è indignazione in quello che dico ma solo tristezza per ciò che abbiamo dovuto sopportare. È un flusso di coscienza non sempre riflessivo".

Parlerà solo di Ustica?

"No, anche di alcune mie piccole cose private come la reazione dei miei figli al racconto di questa tragedia. Ma anche delle stragi da cui è segnata la storia del nostro Paese, delle omissioni, del bisogno di verità. Un modo per mantenere la memoria, di prendere fiato. Offrire strumenti alla coscienza civile fa parte del mio mestiere".

Nell’80 aveva 15 anni. Cosa ricorda di quel 27 giugno?

"Non mi resi conto di quello che era successo nonostante fossi molto impegnata politicamente. Ma un’immagine me la ricordo, quella di un cadavere che galleggiava in acqua. Con il passare degli anni non me la sono più schiodata dalla testa. Cerco di parlarne ai miei ragazzi, che hanno 16 e 22 anni ma non è semplice. Loro non capiscono perché non si sia arrivati alla verità".

Porterà questo spettacolo in tournée?

"Mi piacerebbe farlo e lavoreremo in questo senso. Il problema è che il nostro mondo è in standby. Altri progetti che avevo sono fermi. Dobbiamo tenere duro, anche se la politica non ci aiuta e la situazione è allarmante. Io fortunatamente sono tranquilla da un punto di vista economico ma molti colleghi si trovano in fortissima difficoltà".

È stato duro il lockdown?

"Sono rimasta a casa con i figli, leggendo molto e tenendo spenta quasi sempre la televisione. Con mia madre Stefania facevamo ogni giorno videochiamate mentre papà Gino (Paoli, ndr) era a Genova circondato da figli e nipoti. Chissà, forse da tutto quello che è successo l’arte inventerà nuovi contenuti e altre forme".

Info: l’ingresso alla serata è a offerta libera ma la prenotazione è obbligatoria sul sito www.attornoalmuseo.it o telefonando nei due giorni precedenti lo spettacolo dalle 15 alle 18 o il giorno dello spettacolo dalle 18 alle 20 al 348 4021862.

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